Talpeggiando

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Riflessioni in quattro puntate, sulla mia esperienza al reality show nello yucatan

AI mio ritorno dallo Yucatan, dove ho partecipato – più veloce della luce – alla spedizione del reality game, La Talpa, ho trovato ad attendermi centinaia di e-mail, che – oltre a complimentarsi per il coraggio dimostrato nel lanciarmi col paracadute – hanno esternato il loro dispiacere per la mia eliminazione nella prima puntata del gioco stesso. Certo, affrontare un viaggio di tal fatta – punteggiato da atterraggi e decolli (Milano-Roma-Philadelphia-Orlando-Miami-Cancun-Merida), per poi essere eliminati subito dal contesto, beh, un po’ dispiace.Tutto sommato però, sono riuscito a farmene una ragione per diverse.., ragioni. La mia accettazione al gioco, è stata data in funzione di riacquisire una visibilità, che al momento mi fa difetto. Non ho nascosto questo “secondo fine” , perché se queste trasmissioni riscuotono successo, non capisco perché noi artisti della televisione, non dovremmo prendere al balzo le occasioni, per accettare contratti retribuiti e apparizioni garantite a seguire. Dunque, alle anime belle che con la solita ‘puzzetta sotto il naso’ sono andate a fare le pulci a noi partecipanti, vorrei chiedere dove sta il problema, se un artista – parlo di me – che ha sempre fatto fatica a ottenere visibilità sui media, ma che ha sempre creato, non avrebbe dovuto accettare di “riciclarsi” (usano questo termine che sa di spregiativo, forse perché in gran parte, praticano l’attività in altri contesti), invece di un più professionale e rispettabile “riproporsi” . Se gran parte di questi ‘ lorsignori’ si fossero interessati di valutare le proposte artistiche di ciascuno di noi impegnato in questo tentativo di riproposizione… Non si può smettere di considerare gli artisti – per proprio disinteresse o negligenza – e poi saltar loro addosso con critiche negative, quando questi cercano con tutti i mezzi leciti possibili, di non farsi affondare nella palude dell’oblio. L’esperienza è valso la pena di farla, perché mi ha dato modo di stare per un paio di settimane insieme a un gruppo di ragazzi, che – intanto – mi ha mostrato forme di rispetto e simpatia spontanee, evidentemente dovute a ciò che comunque sanno di me come artista e come persona, affermate anche dopo la mia esclusione repentina, attraverso la dedica in coro della mia canzone L’immensità (con tanto di commozione da parte loro), oppure chiamando ‘Backy’ la piccola iguana mascotte del gruppo, affidata alle cure del simpatico Lucchetta. O del desiderio di Guido Bagatta di poter avere in regalo il mio cappellino (cosa che mi spiace non aver fatto) “per tenermi comunque sempre presente nel gruppo” . Vi ragguaglierò sul resto del viaggio e su altre considerazioni, alla prossima.

RadiocorriereTV n° 12 23/03/04