Noi non l’abbiamo tradito: il nostro amore è un’immensità

A cura di Renata Mallia

” La colpa è stata del regolamento, l’abbiamo frainteso”, dicono i sostenitori.
E il cantante: “Partecipo per pubblicità”

di GIORGIO BARBIERI

Battipaglia (Salerno)  marzo

 

Crudele, spietato, un gioco che non si presta a compromessi: ma nella Talpa, il più cruento dei reality show mai andato in onda sulle televisioni italiane, si è venuto a creare anche un giallo, che riguarda la prima puntata. Don Backy in quell’occasione, perdendo la sfida con Karim Capuano, venne eliminato. Ma come si arrivò alla nomination del cantante? Semplice: attraverso un errore, un clamoroso fraintendimento del complesso meccanismo di gioco. A scoprirlo, e a «denunciarlo» ora, è il coordinatore nazionale dei fan club di Don Backy Giovanni Coscia, che è anche il direttore del sito del Vaticano, www.religionecattolica.org: «Nella prima serata tutti i fan di Don Backy, me compreso, hanno capito male il regolamento. In migliaia da tutta Italia abbiamo telefonato e inviato e-mail col suo numero, perché lui rimanesse li e invece col nostro voto abbiamo contribuito alla sua esclusione. Eravamo convinti che votando il suo nome lo avremmo favorito» e invece l’adunata delle «truppe» ha sortito l’effetto contrario. Così Don Backy, a distanza di poche ore dal suo arrivo nello Yucatan, ha di nuovo dovuto fare la valigia e tornare in Italia. «Ci siamo lamentati con la produzione facendo presente il problema che si è venuto a creare, però non c’è stato nulla da fare». Sotto accusa c’è ancora la conduzione di Amanda Lear, che, come si vide in diretta, non avèva afferrato bene il complesso meccanismo del gioco generando ancor più confusione, tanto che poi, al di là delle giustificazioni ufficiali («Un programma troppo impegnativo che non si concilia con le due trasmissioni che già conduce in Francia») le è costata la sostituzione con la brava Paola Perego.

Da allora di giorni ne sono passati, tanto che ormai manca davvero poco al Talpa Day, il prossimo 2 aprile, giorno in cui si scoprirà chi è il «traditore» del gioco, ma nonostante anche questo incidente, la popolarità di Don Backv è cresciuta, tanto che la redazione è invasa di lettere e messaggi che chiedono che Aldo Caponi (questo il suo vero nome) torni a esibirsi dal vivo con L’immensità, uno dei suoi cavalli di battaglia (il brano venne presentato al Festival di Sanremo nel 1967 e, benché classificato solo al nono posto, ebbe uno strepitoso successo). «La produzione mi ha chiesto di cantare in diretta in una delle prossime puntate», rivela Don Backy «anche se io, a dir la verità, oltre all’immensità preferirei cantare anche qualche canzone del mio ultimo cd. Non ho fatto solo quello in 40 anni di carriera», incalza con la solita schiettezza che lo caratterizza, sincerità con la quale questo artista, che ha scritto molte pagine importanti della storia della musica leggera italiana, si è dovuto misurare per molto tempo e che gli è costata anche decisioni difficili, come quella che lo portò alla rottura col Clan di Adriano Celentano nel 1974. Era il marzo del 1962 quando Adriano Celentano lo chiama a far parte del gruppo, con Ricky Gianco e Guidone. «Per un po’ di tempo andò tutto molto bene, poi però mi accorsi che per la vendita delle mie canzoni mi veniva riconosciuto solo il 20-30% dell’effettivo incasso», spiega con amarezza Don Backy. La storia andò avanti per 2-3 anni, ma la goccia che fece traboccare il vaso e che portò alla definitiva separazione dal Clan fu per Casa bianca, «canzone di cui avevo scritto parole e musica ma che mi venne sottratta con false testimonianze. Il buon Celentano sapeva esattamente come stavano le cose, ma, pur di ottenere una sua meschina soddisfazione, non trovò il coraggio di dire la verità. Questo avrebbe evitato 30 anni di cause e un risultato disastroso per Detto Mariano (il firmataria delle sue canzoni, non essendo Dan Backy, per tutti gli anni Sessanta, iscritto alla Siae come compositore, ma solo autore-paroliere, ndr), che da solo ora dovrà pagare le gravissime conseguenze di quel gesto. Da allora ho perso la stima per Celentano e non lo rispetto più come uomo». Il cuore genuino di Don Backy duole ancora ripensando ad allora, anche se l’ultima volta che vide Celentano fu il lontano 1974. Purtroppo per lui fu qualche anno dopo l’uscita dal Clan che per la sua stella iniziò il declino. «Ed è proprio per questo che ho deciso di partecipare alla Talpa. L’ho fatto solo per il bisogno di ritrovare un po’ di popolarità. In tutti questi anni ho scritto circa 400 canzoni, libri, fumetti, commedie musicali e dipinto una trentina di quadri: se tutto questo ha incontrato il disinteresse della televisione e dei giornali è evidente che per avere spazio dovevo volgermi verso ciò che gradisce l’opinione pubblica, ovvero i reality show», argomenta senza ipocrisia. «Chiunque vi partecipa diventa un personaggio. Ho scelto La Talpa perché mi pareva un programma “pulito” , il mezzo più lecito per rivolgermi a chi non mi conosce. L’ho fatto solo per farmii pubblicità e non ho timore a dirlo. D’altra parte non ho mai avuto mezze misure nella mia vita, perché non devo vergognarmi di nulla». L’onestà premia e anche il coraggio di certe scelte, perché qualcosa è già cambiato: «I bambini, per i quali prima ero solo un simpatico nonnetto, ora mi fermano per strada e mi chiedono l’autografo, gridando: «Guarda mamma, è quello della Talpa ». Chi però vorrebbe mettere la parola fine ai 30 anni di «guerra» con Celentano sono i suoi fan: «Vorrei proporre sul mio sito Internet un sondaggio per cercare di far tornare l’amicizia tra Celentano e Don Backy». rivela Giovanni Coscia. Un sogno forse impossibile, ma che ha un indubbio fascino e un obiettivo concreto: rivivere le emozioni che il Clan ha saputo trasmettere a un’intera generazione. In fondo quelle sono le canzoni che ancora oggi ci piace cantare.

Giorgio Barbieri