di Don Backy
Signori si nasce e io lo nacqui, diceva Totò. Ma io vi racconto qualcosa
Stavolta voglio raccontarvi un fatto mio personale, sempre – comunque – attinente al lavoro che svolgo di autore e cantante delle mie canzoni. Anzi, direi che questa, è proprio la quint’essenza del mio lavoro. Voglio raccontarvi – cioè – della genesi del mio nuovo Cd Signori si nasce e io lo nacqui e di come possa essere possibile che – il suddetto – potrebbe aver cambiato il destino almeno di una persona. In questo caso, di mio figlio. Dunque: io ho un figlio di 33 anni, che si chiama Emiliano, il quale (per fortuna) non ha seguito le mie orme canore, dedicandosi comunque – nello studio – a qualcosa di artistico (grafica), pur se non strettamente legato alla musica: riteneva di esserci portato, forse perché da piccolo – vedendomi impegnato nella realizzazione dei miei sogni a fumetti (vedi la Commedia musicale Sognando, di cui ho recentemente parlato proprio su questo settimanale) – cercava (riuscendoci), di fare la stessa cosa, schizzando sulle tavole, le sue improbabili storie di fantasia. Raggiunta l’età più matura, scelse il liceo artistico, dove si diplomò, specializzandosi poi – in due anni successivi – nel campo della grafica fumettistica. Era quasi arrivato a ottenere il placet – da parte del direttore di un famoso settimanale per ragazzi – per la commessa di ridisegnare la mia Commedia musicale a fumetti a loro dedicata (ne aveva già approntate una trentina di tavole, che di lì a poco avrebbe dovuto portargli affinché approvasse definitivamente il tratto e le caratteristiche dei vari personaggi, secondo le indicazioni che lui stesso gli aveva dato). Un bel (brutto?) giorno però, prese il coraggio a due mani, per dirmi che quella non la sentiva più come la ‘sua’ strada. Ovviamente mi spiacque molto. Già gongolavo nei vedere la mia storia ri-disegnata da un ‘professionista’, che non avrebbe cambiato i connotati dei personaggi a ogni vignetta (come capitava a me, che non ho acquisito alcuna tecnica per riuscirci, se non la passione), e felice che il nostro destino si incrociasse in quel tipo di collaborazione, la quale avrebbe potuto allungarsi anche nel futuro. Grande – quindi – fu la mia delusione, nel dover prendere atto della sua decisione. Provai a fargli l’esempio di quel corridore ciclista, il quale – alla prima prova – stacca tutti di mezz’ora, ma a 100 metri dal traguardo – quando sta per raggiungere il meritato trionfo, figlio di tanti sacrifici – scende dalla bicicletta e dice che non se la sente più di fare il corridore. Ma scusa, vinci almeno questa gara e poi appendi la bici al chiodo, no? .Tentai di convincerlo. Niente da fare. La penna gli era diventata pesante come il martello di Thor. Scese da quella bici e non c’è più voluto salire, dedicandosi ad altre cose. Del resto – indipendentemente da tutto – io penso che ciascuno di noi debba poter scegliere la sua strada da solo, senza interferenze, che un domani potrebbero causargli rimpianti. Per questo, feci buon viso a cattivo giuoco. li destino però, aveva deciso che quella non dovesse essere l’unica chance, che ci consentisse di collaborare. Ed è proprio per questo, che ho dovuto fare questa premessa. Vi rivelerò gli sviluppi alla prossima puntata.
RadiocorriereTV n°18 06/05/03