di Don Backy
Riflessioni su verità, falsità e creazione musicale. L’importanza della fantasia
Ricordate? Il tema era una ragazza che non voleva Aldo Caponi (il mio nome vero) accanto a Don Backy sul mio sito internet : www.donbacky.it e un ragazzo che si lamentava per non aver ricevuto risposta a una e-mail inviata a un cantante (mio ex- amico) mentre – sorpresa- da Don Backy (quell’antipatico ) invece si. Forse è stato un insegnamento di Mario Riva – mio amico di penna- negli anni ’59/ ’60 ( come ho raccontato nel mio primo libro Rock and roll)- che mi esortava a non tradire mai i fans ( insegnamento diventato per me una ragione di principio mai più disattesa), che mi ha portato a scegliere un certo tipo di comportamento verso i miei ammiratori. Tentare – cioè – di essere sempre me stesso e sperare di riuscirci. L’ho detto nella punta precedente infatti. Questa, è una pratica non troppo praticata dall’ambiente (al quale sento di non appartenere). Da dilettante, ero artista per passione (vocazione?), poi per professione, ma sempre pronto ad esplorare – con romantico stupore – le meraviglie che può offrire la fantasia, e che oggi raramente noto. I pubblico ( diceva Pirandello), vuole l’artista così come immagina che questi sia. Ecco perché – quando il medesimo cerca di essere solamente se stesso – diventa “antipatico”. Egli – in quel momento – delude il sogno dei fans. Questo (il sogno), si abbevera di salamelecchi e cerone, di mancanza di rughe, di eterna giovinezza fatta di capelli tinti o trapiantati, di abiti firmati e tette rigonfie al silicone, di principi azzurri dalla mancanza assoluta di foruncoli. Se tutte queste cose venissero meno certi artisti finirebbero per non avere più niente di divino, di irraggiungibile. Questo è il perché la maggior parte degli artisti si comportano in maniera falsa. Lo fanno per accontentare quel pubblico, che li adora proprio per tutto quel profondere simpatia e sorrisi. Oggi, che si ragiona solo in termini di “soldi tanti e subito”, si investe in se stessi usando questi sistemi che sono – quasi sempre – apparenza e presenzialismo, con – spesso – scarse attitudini professionali. L’equazione è semplice: più fumo getti negli occhi e più personaggio (non persona) sarai. Di contro, arriverà quel famoso ritorno d’immagine al quale certi artisti mirano. Questo è lo specchietto per le allodole che li farà risultare simpatici, e che li farà tornare antipatici (cioè se stessi) nel privato. Di qui, la mancata risposta alle e-mail dei singoli ammiratori (separati dalla massa), o anche la negazione di firmare un semplice autografo. E concluderò sul prossimo numero, parlandovi del mio scarso senso artistico (in questo senso).
Radiocorriere TV n° 42 22/10/02