Terzo il dolore

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Un sentimento forte, altro ingrediente per scrivere una canzone

Stavolta – attraverso la rivisitazione di un vissuto tragico (tratto dalle pagine del mio secondo libro Beat) – vi porterò alla scoperta del terzo degli elementi occorrenti. “…Aldo era appoggiato allo schienale, le ginocchia contro il cruscotto, le mani in grembo, gli occhi chiusi, colti nel sonno da quell’odioso destino. Un brivido lunghissimo accapponò la pelle di Sky. L’ultima sbiadita oscurità, lasciava il posto alla luce che si faceva sempre più netta. Desiderò che tutto fosse un terribile incubo, ma un bue lontano – muggendo il suo lamento – ruppe l’irreale silenzio. L’eternità, aveva veramente steso il suo manto sull’amico… Si, il successo non era fatto solo di sogni, di amicizia, ma anche di paure, carne ,ossa, sudore, tradimenti, e adesso, senti che quel demonio, stava cominciando a pretenderli… Provò a dormire e – se ci riuscì – sarebbe stato meglio che non ce l’avesse fatta. Nel suo dormiveglia malato, continuò a inserirsi un motivo fatto di lacrime e malinconia, una cronaca triste di un istante eterno da dedicare all’amico: Miei pensieri di mattina / E la luce adesso sta nascendo là…Chissà, forse la nascita di una canzone era solo un fatto emotivo. Cercò di convincersi, di trovarsi in una dimensione senza tempo – tra passato e futuro, mescolati al presente in un sogno già vissuto – avverandosi le sue teorie, secondo le quali, l’Uomo di Neandertal, Giulio Cesare, Napoleone, Cleopatra, Giovanni vigesimo terzo, James Dean, Woitijla, l’uomo del Tremila, del Diecimila e lui stesso, erano tutti lì – nelle matrici di Adamo ed Eva, o nei geni di un invertebrato strisciante – al momento in cui il pianeta era stato creato, e ci sarebbero rimasti – trasformati – fino a quando non fosse scomparso: Ora vivi in mille stanze / E nei tuoi vestiti vuoti te ne stai… Pregò Aldo di starsene tranquillo e di lasciar riposare il suo cervello sopra un cuscino di piume d’ali d’angelo e d’azzurro, chè presto, loro – i suoi amici – gli avrebbero portato i bagagli. Le poche parole di quella che sarebbe stata una canzone intimamente sua, continuarono a mulinargli nel cervello, senza riuscire a lenire la disperazione del brusco risveglio dalla fanciulla certezza di essere onnipotenti. Tentò di ricacciare indietro quel motivo. Gli pareva illogico che in quell’angoscia infinita, si volesse inserire qualcosa di così vitale come la musica. Cercò di addormentarla, costringendosi alla sofferenza e all’oblio, ma quel piccolo segnale di vita fu più forte. Proprio allora intuì che quello stato d’animo, conteneva il terzo e ultimo ingrediente – forse il più importante – da mescolare alla Passione e all’Amore. Il DoloreCantautore, era riuscire a tradurli in una canzone, e ora avrebbe saputo esserlo. 

RadiocorriereTV   n° 47  21/11/00