di Don Backy
Concludiamo le riflessioni sulla questione ‘essere’ e ‘apparire’. Specie tra i giovani
Il lavaggio del cervello a cui le menti con poca esperienza vengono sottoposte specialmente dalla pubblicità, ha contribuito in gran parte a questa situazione. Oggi sembra che se non si possiedono determinati status symbol non si valga niente. Ovviamente non concordo. Ho fatto in tempo a svegliarmi da questo condizionamento molti anni fa, cercando di non ridurre me stesso ad una macchinetta produttrice di canzoni (soldi) a getto continuo e oggi seguito a guardare solo all’essenziale e a ciò a cui ho sempre guardato come obbiettivo per fare questo mestiere. Portare prima di tutto, emozioni. Ma quali sono i temi di oggi in grado di suscitarne? Non conosco molto della produzione attuale, ma non mi sembra ci siano molte canzoni che trattino temi capaci di crearne. È possibile che questa generazione debba – o voglia – pensare solo a divertirsi con Aserejè? Oppure che voglia seguire le vicende politico/sociali attraverso brani di cantautori cosiddetti ‘impegnati’? Con tutto il rispetto per questi generi, ma se si toglie qualche cosa di sporadico qua e là, il resto delle proposte continua a girare tra i generi alla moda, il rap, il funky, l’hip hop e via ritmicando su canzoni di una nullità sconcertante. E se le nuove proposte sono come quelle che ogni tanto ricevo io attraverso Cd/promo, devo dire che la selezione sta producendo spazi per sempre più superficiali e mediocri banalità. il proliferare di questi improvvisati ‘portatori avanti del discorso’ stringerà sempre più in un recinto coloro che saprebbero e potrebbero parlare lingue dirette al cuore (senza vergognarsene). I primi – consci della loro pochezza – saranno sempre pronti a genuflettersi davanti a chi concederà loro le opportunità. Ed ecco che – per fretta di provarci – si rimpinza un Cd/promo con una marea di canzoni dai testi improponibili a una commissione che dovesse giudicarne la validità e lo si spedisce a più gente possibile, fino a quando si troverà – qualcuno che – pensando di fare un ‘colpaccio’ – magari vagheggiando di rivoluzionare gli schemi attraverso quelle improponibili ‘ignorantate’ (che tenterà di far passare per anticonformiste o per innovatrici del linguaggio), produrrà loro quel disco, il quale servirà solo per rimpinzare maggiormente gli già stracolmi negozi di prodotti musicali. Metti poi che – con l’aiuto di dj o quant’altro istruiti all’uopo – nell’abbondanza di offerte (ricordate la pasticceria?) che ci martellano, uno di questi dischi venisse scelto da madama fortuna (è la tecnica delle grandi industrie, che devono produrre, produrre, produrre) – fosse solo per quella volta – l’obbiettivo ‘quantità’ sarebbe raggiunto a detrimento di quello ‘qualità’. Capisco che chi deve vendere se ne frega della qualità, dal momento che – se al successivo disco un artista non dovesse centrare l’obbiettivo (andate con la memoria, ne troverete diecine) – cento altri saranno pronti a sostituirlo, inviando centinaia di Cd/promo, carichi di brani con testi ‘rivoluzionari’ e ‘anticonformisti’ tipo: “pistolate nella notte/se ti piglio tu sei morto” . Ricordatevi però – cari nuovi autori – che dove non c’è fatica, non c’è crescita.
RadiocorriereTV n° 36 09/09/03