Rai censoria

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Riflessioni sugli strali di una censura, della tv di Stato, che non c’è più

Tempo fa, in una trasmissione televisiva (serata pop) dell’amico Michele Bovi, sono stati mostrati dei dischi, che a suo tempo dovettero soccombere sotto gli strali della censura Rai, la quale supervisionava brani musicali che presentassero anomalie dal punto di vista letterario, i cui autori non fossero stati attenti nell’uso corretto del vocabolario o che avessero adoperato vocaboli scostumati e forti. Al momento, questa censura al di là dal sembrare o essere considerata da noi cantanti, una perdita di tempo ulteriore sull’uscita del disco. Una scocciatura che ci costringeva a ritornare in sala, per cantare nuovamente una strofa, una frase, non perfettamente intonata o cambiare una parola troppo osé per la morale del tempo contenuta nel testo. La maggior parte delle volte, il brano veniva corretto solo ad uso e consumo dei passaggi radio televisivi, restando il disco tal quale a come era stato realizzato. Ciononostante quella censura aveva almeno un sacrosanto merito, che condivido. Quello di salvaguardare le orecchie da sproloqui letterari, o anche di non irritare trombe di Eustachio particolarmente sensibili a intonazioni non propriamente da diapason. A volte però la cattiveria dei censori, era di difficile comprensione, dato che nel corso di quella trasmissione mi sono ritrovato (con mia somma sorpresa) tra i bocciati, con una canzone (la carità), da me cantata insieme a Celentano nel film Il monaco di Monza con il grande Totò), della quale non sono riuscito a capire quali fossero le motivazioni che costrinsero i censori a impedire i passaggi radiotelevisivi. Avrei potuto capire la bocciatura di Ho rimasto (un’altra mia canzone), il cui evidente errore nel titolo peraltro voluto non avrebbe dovuto lasciar dubbi sulla volontà di giocare a sorprendere, così come era nel costume di noialtri del Clan (di allora). Oggi, la censura Rai non c’è più. Intendiamoci bene, perché non vorrei essere frainteso. Non auspico certamente il ritorno di una censura di tipo politico, la quale togliesse la libertà nella espressione di concetti, che non fossero allineati all’ideologia al potere in quel momento. Premetto comunque che io sono convintissimo che la libertà di ciascuno di noi, inizia (e finisce) là dove finisce (e comincia) quella del nostro vicino, altrimenti diventa un permissivismo prevaricatore, che conduce a una confusione irrispettosa dei diritti altrui e al caos. Fatta questa premessa vi dirò qual’è la censura che desidererei veder tornare, nella prossima puntata.

 

RadiocorriereTV n° 32 7/8/01