Quel 1968

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Storia di una diatriba tra giornalisti superficiali ed un’informazione poco corretta

Ci sono delle cose che mi fanno innervosire, ma più per un fatto di dover constatare la scarsa professionalità di certi individui che svolgono la loro professione – in questo caso, il giornalista – senza quel rigore, quell’accortezza, che consentirebbe di trattare un argomento in modo approfondito e senza dar adito a recriminazioni di sorta, piuttosto che per il fatto in sé, che – tutto sommato- mi tange veramente in minima parte. Dunque: capita che recentemente mi sia trovato citato – a corredo di un articolo su Celentano – sia su un quotidiano nazionale, che su molti siti web, compreso quello della Rai. Tutte queste note, mettevano in risalto un aspetto della famosa diatriba, avvenuta tra me e Adriano nell’ormai secolare1968. Il tema – per il quale venivo citato – era accennato in maniera a dir poco superficiale ( in sostanza chi in una forma, chi in un’altra), tutti tendevano a sottolineare:

la mia uscita dal Clan con richiesta di danni per 200.000.000.

Il non accoglimento di detta richiesta, con l’assegnazione di soli 6.000.000 (chissà di dove avranno estratto questa cifra, e come se questo – comunque – non significasse una vittoria morale, almeno in linea di principio), quasi si trattasse di un fatto così chiaro e acclarato, da non meritare altro approfondimento o verifica delle notizie – peraltro molto delicate nella sostanza – prima della pubblicazione, interpellando le fonti coinvolte, onde ricevere – più o meno – conferme. Ho scritto a tutti gli indirizzi e segnatamente ai diretti interessati estensori delle suddette note, per segnalare che – mentre all’apparenza – le cose possono sembrare essere andate in un certo modo (grazie a una ben orchestrata campagna stampa a sostegno di certe tesi a protezione dei potenti), in realtà, queste hanno seguito percorsi assolutamente diversi e per niente edificanti, specialmente per gli stessi potenti, che hanno brigato affinché l’opinione pubblica si facesse un’idea contraria alla realtà. Io – che sono un sognatore concreto ho elaborato la metafora di quello che si vanta di avere in tasca mille lire virtuali, per impressionare un’altro, che ne ha solo cento, ma vere. Il primo potrà pavoneggiarsi fino a quando non arriverà il momento di spendere quei soldi. Allora le cento lire del secondo, varranno molto più delle mille lire sostenute solo dalle chiacchiere. Tra i due – in questo caso – io sono quello che ha in tasca solo cento lire. Ma reali. Le spendo ogni volta che trovo qualcuno che bluffa con le sue mille lire fasulle ( Pregherò/ Richi Gianco docet). E zittisco molti. Vi starete domandando dove diavolo voglio arrivare con questo discorso, ebbene, non rimane che aspettare la prossima puntata.

RadiocorriereTV n° 25  19/6/01