Italia nel Dna

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Dove è andato a finire il nostro patrimonio artistico? Altri spunti di riflessione

La settimana scorsa, ho concluso tirando – metaforicamente (purtroppo) – le orecchie ad alcuni dei nostri artisti attuali – in specie le fanciulle – che gareggiano tra loro in ridicole scimmiottature di grandi artiste statunitensi, tentando di imitarne i movimenti fisici e vocali, che per le originali sono insite nel Dna – specie se artiste di colore- in simbiosi con il trucco, gli sgargianti, fantastici abiti di scena, anche eccentrici o a volta ridicoli, ma che indosso a loro diventano deliziosamente credibili. E poi , la fantasia dei loro movimenti, sincronici con i ballerini che li circondano e non ultimo il loro sex appeal, insito in una fisicità strepitosa. Purtroppo il tempo è trascorso ed è lontano, ormai, quello in cui qualcuno di noi poteva illudersi di grattare la voce cercando di imitare l’inarrivabile vocalità di Ray Charles ( in Italia – allora – sconosciuto ai più) e tentare così di rendere propria una simile identità canora. Oggi il mondo è – purtroppo (per me) – globale, grazie alla tecnologia, per cui ci siamo adagiati, addormentando l’immaginazione, la fantasia. Il ridicolo di certi atteggiamenti imitativi – quindi – è scoperto in tempo reale. Basta un clic sul telecomando. Mi domando: ma non basterebbe apprezzare tutto quel ben di Dio artistico, godendone e stimolandoci per affinare le nostre caratteristiche? Non sarebbe più gratificante tentare di gareggiare con loro opponendogli la nostra creatività senza bisogno di scopiazzarli ( magari per evitare la fatica di pensare, di inventare)? Così stiamo riducendo anche la nostra lingua ad un agglomerato sconquassato, consenziente a ogni violenza e imposizione, persuasi – da specchietti per le allodole – ad assorbire idiomi lontani dalle nostre tradizioni culturali, impigriti anche ad adoperare il nostro vastissimo vocabolario, trovando più comodo (chissà perché) dire Full immersion per immersione totale, o anche Buon Week end ( addirittura dai meteorologi delle nostre tivvù di Stato e non ) invece che Buon fine settimana, Standing ovation al posto di Unanime approvazione. Invasi ormai da questa valanga di termini, Snak bar, Meeting, Fitness, Play station, For sale, Snow point, Catering, Slow e Fast food,– entrati purtroppo nell’uso corrente, e dai quali non ci salviamo più in qualsiasi ambiente, anche politico (Fiscal drag, Premier, Leader, Briefing, Welfare state, I care, ecc.) e in qualsiasi altra occasione (infatti festeggiamo Halloween e Santa Klaus, e abbiamo messo in soffitta il Presepio e la Befana), senza contare le insegne dei negozi – non ci rendiamo conto di quanto siamo diventati beceri, convinti di essere moderni (segno di una cafonaggine provinciale che ci contraddistingue in Europa) e di stare al passo con i tempi. Mi chiedo: ma perché una gran parte della popolazione – e penso agli anziani, ai poco istruiti, ecc. – che paga regolarmente il canone, seguendo la tv italiana – spesso e volentieri – debba far fatica a comprendere il senso delle cose?

RadiocorriereTV n° 6 6/2/01