Islam e fuori

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Fuori dal seminato ma dentro la realtà che interessa ognuno di noi

Il tema della guerra che attualmente si sta svolgendo in Afghanistan, sembra interessare l’opinione pubblica tutta, tanto è vero che decine di dibattiti – ai quali partecipano illustri personaggi del giornalismo televisivo e cartaceo – si tengono quotidianamente in televisione. Nonostante la mia rubrica si intitoli Parole e Musica e che parrebbe doversi interessare solo di questi argomenti, non di rado ho fatto delle puntate in altri campi, cercando di far conoscere la mia opinione in merito ad argomenti non strettamente legati con il titolo del mio spazio settimanale. Non tanto per fare il saccente, ma soprattutto per mostrarle ai lettori, queste opinioni – per quanto espresse da un comune uomo della strada – e anche per dichiarare il mio disprezzo per chi lancia il sasso e nasconde la mano. Le mie sono prese di posizione nette e non derogo. Costi quel che costi. Anche se ad andarne di mezzo è la mia carriera. Del resto, perchè non esprimere le nostre opinioni di ‘non addetti ai lavori’? Non viviamo queste situazioni direttamente anche sulla nostra pelle? E allora. Certo, anch’io concordo su quanto si dice avverso la guerra in corso, il discorso – ovviamente – non è però così semplicistico, ma – se proprio vogliamo sintetizzarlo – dobbiamo dire che, quando una religione diventa legge e Stato…è allora che cominciano i guai seri. Comunque salta all’occhio, che quella parte di mondo ha necessità di progredire e, al di là della civiltà islamica – che pur con le diverse concezioni del termine, va comunque rispettata – essa non può definirsi tale, quando affama, vessa, schiavizza, infibula, mozza mani e piedi, toglie la libertà, mantiene nella miseria, nell’ignoranza culturale, bastona i cantanti (ahimè!) e varie cosucce di questo tipo. Pertanto, va ribaltata l’egemonia che questa impone. Magari aiutando coloro i quali – dall’interno – stanno tentando di farlo da anni ( non intervennero con noi gli Usa, riguardo al nazifascismo?). In quanto a nutrire la speranza che la ragione prevalga su tutto, a me sembra una bella e cara utopia. Se c’è chi non vuole sentir ragioni, bisogna sturargli le orecchie affinchè le intenda una volta per tutte. Del resto non si dice: “Meglio un giorno da leoni (liberi) che cento da pecore (schiavi?)”, o sono, queste, solo chiacchiere retoriche? Sono d’accordo assolutamente, che anche la nostra civiltà occidentale ha molte pecche e cose da aggiustare, ma viva la faccia di questa civiltà, che ha saputo darsi una democrazia (ancorchè imperfetta e male interpretata) ma che ci consente libere elezioni in libero Stato, per poterci arrivare a cambiarle, le cose. Sono queste – credo – le differenze in ‘meglio’, che mi sento di condividere. In quanto a quel ‘progressismo pacifista di maniera’, vedo la solita, grande, interessata ipocrisia e mi dolgo specie per i più giovani, così grandemente ingannati. Cerchiamo di essere convinti nella nostra testa e – se ci riusciamo – trattiamo il prossimo come vorremmo essere trattati. Il resto sono chiacchiere demagogiche di svogliati, ma interessati ‘marciatori’. 

Radiocorriere TV n° 5 5/2/02