di Don Backy
Ecco alcuni fatti che dimostrano quanto abbia sempre un po’ anticipato i tempi
Prendendo spunto da un articolo, che non riusciva a inquadrarmi artisticamente (Don Backy, sempre in anticipo o sempre in ritardo”), provo a tracciare momenti di sicuro anticipo sui tempi, approfittando così per fare un discorso di principio, assolutamente aderente al mio modo di intendere la vita. Un paio di altri esempi del mio arrivare un pò troppo presto sui tempi – forse ancora non ponderati in questo senso – seguirono quelli vissuti da ragazzo (culturismo, rock and roll, ecc.). Non appena arrivai al Clan, mi capitò di scrivere un paio di testi per Adriano. Passi per il primo –Pregherò– (che comunque segnò un modo piuttosto nuovo per cantare un tema religioso), l’altro – Sabato triste – addirittura trattava un tema a sfondo sociale (ricorderete: un operaio che tornava a casa e non trovava la moglie. Con quel che ne conseguiva per la mentalità di allora). Era il 1962 e il ’68 era ancora di là da venire. Il disco – purtroppo – non ebbe il successo sperato, ma creando quel testo, mostrai – ancora una volta – di voler provare a rompere gli schemi. In questo assecondato da Adriano, il quale – se non avesse condiviso quella mentalità – mai avrebbe accettato il rischio. Non andò bene come vendite – ripeto – ( ma non credo che il Cele si sia mai pentito di aver cantato quel brano con quel testo) e chissà, forse – da quel momento – ingenerammo in altri la voglia di provare a dire le cose in maniera più realistica. Un anno dopo mi divertivo a gettare (per primo) sul piatto del rischio, una canzone con un errore di grammatica nel testo (Ho rimasto). In quel caso, sono stato un cattivo maestro (in tutti i sensi). Oggi molti seguono quella strada e creano canzoni cariche di strafalcioni letterari, che farebbero inorridire persino Michi del Prete. Il guaio però, è che non se ne rendono conto. In quella occasione – consci del rischio che avevamo di andare incontro a un insuccesso – il fratello di Adriano (amministratore), tentò di dissuadermi. Imperterrito, tenni duro. L’unica cosa che adottammo per tentare di parare l’eventuale colpo negativo, fu quella di inventarci una gara di nuoto tra me e il boss e chi dei due l’avesse persa, avrebbe dovuto pagare quel ‘pegno’. In questo caso avevo già il risultato scontato. Mi sembrava (e mi sembra) doveroso per un artista, il tentare di sorprendere le aspettative del pubblico, con – appunto -improvvisi e inaspettati blitz. Nel 1968, volli realizzare un progetto assolutamente impensabile in quel momento. Creare, cioè – un long playng, con tutte canzoni nuove. A dirlo oggi, la notizia può sembrare tra le più banali, ma se si pensa che questo è il primo album concepito in questo modo, ecco che l’operazione stessa, si può annoverare tra quelle ‘anticipatrici dei tempi’. Infatti, fino ad allora gli album non erano altro che il contenitore usato per raccogliere le canzoni pubblicate nel corso dei mesi precedenti. Un modo insomma per sfruttare ancora, brani già spremuti. Ma la novità non si riferiva soltanto e ve la racconterò nella prossima puntata.
Radiocorriere TV n° 35 03/09/02