di Don Backy
Quante volte leghiamo certi istanti della nostra vita ai testi delle canzoni…
Come accade per molti musicisti, autori o parolieri del passato, noi siamo adusi a dimenticare chi – in qualche modo – ha contribuito alla nostra felicità, magari attraverso qualche brano musicale a cui abbiamo legato momenti indimenticabili. Giudico sempre un peccato che artisti di altre generazioni abbiano a passare in quella sorta di limbo/dimenticatoio, per far posto – non sempre a ragione – a quelli che vengono in seguito. Capisco che tutto ha un inizio e anche una fine e che il motto che recita ‘largo ai giovani’ e alle loro novità, debba essere assolutamente condivisibile, ma pure mi spiace constatare l’oblio in cui molti meritevoli del passato (che magari lo sarebbero anche attualmente), vengono relegati. Credo che l’Italia sia una delle poche nazioni con una memoria cortissima del suo patrimonio artistico. Parlo di quello che riguarda la musica leggera (e comunque, non solo). Ci sono nazioni che osannano gli artisti fino alla fine dei loro giorni, tributando loro onori e riconoscimenti, che – oltre a far sì che anche le nuove generazioni abbiano così a conoscerli e apprezzarli – riscalda i loro cuori facendoli sentire sempre amati. Capisco che i tempi sono veloci e la nuova utenza vuole che si parli dei loro idoli dei momento. Mi sembra anche giusto. E accaduto con noi (ragazzi di allora), che preferivamo i vari urlatori ai cantanti in voga fino ad allora, ma io ricordo che questi ultimi, continuavano ad avere diritto di cittadinanza, partecipando a concerti o a trasmissioni tv e – addirittura – concorrendo in gare importantissime (vedi Festival di Sanremo o Cantagiro), con gli osannati big della nuova generazione. Ricordo Nunzio Gallo, Teddy Reno o quant’altri, gareggiare – e con successo nei nostri confronti – al 1° Cantagiro, con Little Tony, o me – che addirittura ero un esordiente – o Celentano. Nessuno si scandalizzava, essendo logico che tra professionisti non dovesse prevalere il principio dell’anagrafe, ma solo quello della capacità. Devo correggere il tiro però, perché la situazione attuale è abbastanza curiosa, dato che – caso strano – non tutti i cantanti sopra gli ‘anta’ sono etichettati come ‘vecchi’ (ti pareva che noi ci lasciassimo sfuggire l’occasione per fare dei distinguo da ‘puzza sotto il naso’?). Come spieghereste altrimenti il successo che arride tutt’oggi ai vari Paoli, Dalla, Celentano, Mina, ecc. e i nuovi prossimi arrivi, Baglioni, Cocciante o Zero e poi chi più ne ha più ne metta? Possibile che verso altri pur bravi artisti, il pubblico abbia tanto interesse per le loro canzoni di quanto possa averne io per una penna di gallina, mentre si fionda a comprare il prodotto di qualcuno dei sopraccitati? Non sarà per caso una questione di visibilità o di eclatante notizia, che eccita la fantasia degli utenti (come stiamo notando in questo periodo, con personaggi che più nulla – pareva – avessero da dire e che sono risorti grazie a trasmissioni d’impatto mediatico enorme?). È la visibilità quindi il grande problema. Ma la visibilità porta sempre alla luce le qualità? Cercherò di svelarvelo nella prossima puntata.
RadiocorriereTV n° 52 30/12/03