di Don Backy
Conclusioni definitive su La Talpa e altre riflessioni su prove con cui misurarsi
Questa è sicuramente l’ultima puntata dedicata al La Talpa. Ho dovuto scriverne altre due oltre quelle che credevo sufficienti, perché un ragazzo – lettore della mia rubrica – mi ha scritto una e-mail, nella quale mi chiedeva quali sarebbero stati i miei limiti, rispetto alle prove sostenute dai miei amici della hacienda nello Yucatan. Chiarito nella scorsa puntata, che – con un po’ di concentrazione, avrei superato anche l’essere ‘sepolti vivi’, oggi voglio dirvi quali sono le prove che non avrei fatto. Dunque: io ho affrontato questa impresa, tenendo sempre ben presente due fattori, Il primo è che si tratta comunque di un gioco (e i giochi sono fatti per divertirsi e divertire). Il secondo è che da questo ‘gioco’, avrei potuto riottenere una visibilità, che – per chi fa il mio lavoro – è indispensabile. Ho accettato facendo di questi due principi i fattori scatenanti. Per questi motivi, confesso che avrei rinunciato alla prova dell’equilibrio sull’asse insaponato, da attraversare in mezzo a sacchi oscillanti e carichi di vermi o – ancor peggio – di blatte, cucarache, o scarafaggi. Perché avrei rinunciato? Il motivo è semplice: li non si è trattato di una prova di esclusiva abilità o coraggio. Con quella si è andati in un campo che non è più nè giocoso, tanto meno attestante alcunché di abile. Costringere noi poveri partecipanti – con tutto il rispetto per chi l’ha fatta – a una prova così schifosa e aberrante, mi avrebbe davvero indignato. Personalmente, non avrei mai venduto Aldo Caponi, affinché Don Backy venisse glorificato ( ‘eroi’, li hanno chiamati dallo studio. E il termine ormai mi pare davvero abusato, rispetto a chi compie atti ben più significativi), grazie a una prova tanto meschina e degradante della persona. Cosa c’è di eroico nel farsi ricoprire di scarafaggi e vermi vari, non mi è dato capire e del resto non riesco ad immaginare nemmeno quale motivazione abbia spinto quelli che l’hanno fatta. Confesso di apprezzare molto di più Samantha De Grenet, per aver avuto la forza civile di rinunciare a qualunque costo. Quale loro limite hanno infranto i partecipanti? Che forse adesso quando Predolin o Nielsen vedranno una famiglia di scarafaggi, vi andranno a rotolarcisi insieme, dato che hanno superato quel ‘limite’? E non pensate che ciascuno di noi, trovandosi in un eventuale – vero – pericolo di vita, sarebbe capacissimo di fare altrettanto pur di salvarsi? E allora? Dov’è l’eroismo in questo caso? Senza contare poi l’eccidio gratuito di quei poveri e incolpevoli insetti, che arrivavano in poltiglia alla meta – non prima di aver morsicato i poveri eroi del nulla. Un’altra delle prove alla quale avrei rinunciato è quella dei carboni ardenti, stante che per la salute e l’integrità di Aldo Caponi persona, avrei sacrificato anche Don Backy – e il personaggio che rappresenta – sull’altare di un bel “No, grazie! Nemmeno per te”. Avrei svolto – viceversa – tutte le prove di coraggio, che mi avessero prima di tutto divertito. Avrei voluto mettere alla prova le mie capacità fisiche e mentali – anche rispetto alla mia età – gareggiando con ragazzi di trenta o più anni meno di me. Questo sì, mi avrebbe gratificato.Altro che scarafaggi.
RadiocorriereTV n° 17 27/04/04