di Don Backy
Prima le parole e poi la musica o viceversa? Ecco alcune riflessioni
All’inizio o anche al termine dei miei concerti, c’è sempre qualche persona che mi pone una domanda – per interesse professionale o per curiosità – riguardo alla nascita di una canzone e la curiosità maggiore, risiede nel sapere se un autore abbia a scrivere prima le parole e poi la musica, oppure viceversa. Altri invece sono incuriositi dal conoscere come arrivano le visioni o i concetti che poi finiscono per essere espressi nei brani. Mi sembra questo un argomento sul quale valga la pena raccontare il mio punto di vista, anche a voi lettori del radiocorriere. Ritengo infatti che – tra di voi – possano esserci altre persone con la stessa curiosità e che magari non avranno mai l’occasione di venire ad ascoltarmi. Molti autori ritengono che le canzoni siano nascoste negli strumenti – che so – nelle chitarre, nei pianoforti. E infatti non di rado – quando si mettono all’opera per comporre – si possono ammirare, intenti a cercare di trarre da quegli strumenti, armonie con le quali rivestire melodie, che essi sperano poi diverranno eterne. E magari trascorrono notti insonni e giorni interi, elaborando accordi, intrecciando settime e tredicesime, fin quando non ritengano di essere riusciti nello scopo. Beninteso, questo metodo è assolutamente lecito, anzi è indice di una preparazione musicale che io – purtroppo – non possiedo. Infatti uso un modo diverso e più che “scriverle”, le canzoni io le invento (creatività istintiva), specie di notte e mentre guido l’auto, magari di ritorno da qualche serata e meglio ancora se sono solo. Nell’abitacolo, in un primo momento tutto diventa calmo e rilassato, poi gradatamente – l’eccitazione mi coglie. Man mano che sento la linea melodica dipanarsi e le parole momentanee adattarsi – prendo a tracciarle su dei fogliacci rimediati. Mi ritrovo a canticchiare quel motivo migliaia di volte, confermando la bontà del nuovo embrione di canzone, insieme col mio ancor più accresciuto stato di euforica eccitazione per la certezza di avere in mano un successo. A me quindi piace pensare che le canzoni (parlo di quelle non ancora nate) siano – in qualche forma – già esistenti. (Come del resto ogni altra cosa ancora da inventare, basti pensare per esempio alla penicillina. Fleming, il suo inventore, trasse la formula dalla muffa. Ora mi domando: da quanto tempo c’è la muffa? e non era già insita in quel fungo la formula del medicinale? Aspettava soltanto che arrivasse qualcuno e che pensasse possibile che da esso si potesse trarre quel formidabile beneficio per l’umanità. E arrivò Fleming. Appunto.) Seguiterò la mia elucubrazione, sul prossimo numero.
RadiocorriereTV n° 42 17/10/00