Ciao Frankie!

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

La storia della mia prima canzone in quattro appuntamenti

Voglio raccontarvi la genesi della mia prima canzone, La storia di Frankie Ballan, e di come sia stato possibile che questo brano (ma non solo questo), il quale alla Siae risulta con autori Detto Mariano e Michi del Prete, depositato nel 1962, fosse invece stato scritto e registrato (su disco 45gg ‘Rainbow’ 400/45) (evidentemente con una magia degna del miglior mago Merlino) da me, addirittura un anno prima (1961), quando ancora nemmeno sapevo dell’esistenza dei due succitati. Per me che l’ho patita – e ancora la patisco – tanto divertente la storia non è, ma per chi legge, risulterà sicuramente curiosa e istruttiva di come vanno certe cose in Italia. Dunque, devo partire dall’inizio – e lo faccio molto volentieri, perché approfitterò per rendere omaggio a un ex artista (per quanto artisti non si smette mai di esserlo. Diciamo allora a uno che non professa più l’arte). Pertanto – per fare questo – devo necessariamente andare ad anni ormai molto, ma molto lontani nel tempo. Tuffiamoci quindi – con un salto che farebbe invidia al Mc Fly di Ritorno al futuro a bordo della Delor inventata da ‘Doc’ (lo scienziato genialoide) – nei 1958. Ecco, io sono un dilettante nemmeno di troppo belle speranze. La mia passione è cantare il rock and roll. A questo proposito – una domenica in una sala da ballo (la Sirenetta di Castelfranco di Sotto) mi imbatto in un formidabile (e anche di più) gruppo di ragazzi pisani. Si chiamano Golden boys. C’è Claudio – Il pianista – bravo e ‘svitato’ da poter figurare benissimo anche nella band di Jerry Lee Lewis (al posto suo). Paolo – il batterista – impettito come un generale prussiano, ma capace di menare inusuali fendenti da far tremare le pareti. Roberto- il bassista – il primo a usare il vecchio, panciuto contrabbasso, stilizzato dalla modernità e amplificato (lascerà il posto a Fabio Picchi che magari non aveva una gran mano, ma la testa, quella c’era tutta). Paolo Tamberi è il trombettista. Canta il genere ballabile all’italiana in maniera assolutamente apprezzabile, e partecipa con verve sufficiente agli scatenati rock. infine (ma non ultimo), il cantante e chitarrista del gruppo, Alberto Senesi. Posso dichiarare senz’ombra dl dubbio – che Alberto, è il più formidabili e moderno tra tutti i cantanti – professionisti e non – di questo periodo. Il suo repertorio preferito, spazia dagli Everly brothers a Frankie Avalion, a Fabian, a Paul Anka a Joe Damiano. Basta chiudere gli occhi e si può benissimo immaginare che sia uno di quei bravissimi ‘singers’ americani a cantare là sul palco. Nessuno canta quelle robe li – e per giunta in inglese – meglio di lui. Anzi devo dire che nessun’altra orchestra ha in repertorio qualcuna di quelle canzoni, che vanno sotto titoli come, Diana, Forever, Venus, It’s only make believe. Alberto, be’ Alberto è di un’altra categoria. Lo considero il mio maestro. Magari non perché mi stia insegnando delle cose, ma perché imparo guardandolo. Ovvio immaginare che io e la mia ghenga, non avremo – da questo momento – occhi e orecchie che per i Golden boys. Seguitemi e arriveremo alla domanda che vi porrò alla fine. 

RadiocorriereTV n° 44 04/11/03