Una serata da brivido

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Tra gioielli e lustrini cresceva la tensione. Cantavano la Vanoni e Marisa Sannia

Il teatro del casinò Municipale di Sanremo brulicava di personaggi dall’aria soddisfatta. Gioielli veri e falsi mandavano lampi – comunque scintillanti. Fotografi e giornalisti , sistemati in posizioni strategiche, pregustavano atmosfere incandescenti, e nessuno – sicuramente – pensava più al vero terremoto che il quattordici di quel mese si era abbattuto sui paesi del Belice, provocando morte e distruzioni apocalittiche. Scorrendo per raggiungere i nostri posti in prima fila ebbi la forte sensazione di sentirmi gli occhi – e i bisbigli – di tutti appuntarsi sulle mie spalle , data la recentissima e fragorosa rottura della mia collaborazione artistica con Adriano Celentano e la conseguente uscita dal ClanMaria Liliana (la mia ragazza) avvertì la mia tensione e mi strinse la mano come a volermi infondere sicurezza. Quel messaggio mi fece bene ma, nonostante tutto e non avendo mai accreditato a Casa Bianca alcuna chance di successo , anche dopo l’intensa e per certi versi teatrale esibizione della Vanoni (involontaria goccia che aveva fatto traboccare il vaso delle angherie da me subite al Clan, per quella sua determinatezza nel voler a tutti i costi quella canzone per il Festival), restai con la preconcetta certezza della povertà musicale del brano. Nonostante l’esordiente Marisa Sannia – cantando poi nel delizioso modo in cui una bimba modula la ninna nanna al suo orsacchiotto di pelouche – mi avesse portato un breve ripensamento sulla validità ancor prima che fosse completato l’arrivo dei voti delle giurie, fui certo che la canzone sarebbe stata eliminata e , secondo me, a giusta ragione. Decisi di andarmene. Eravamo già arrivati sulla scalinata esterna del Casinò quando ci raggiunse Luigi Ciampi: “Presto rientrate…secondo me Casa Bianca vince la serata…”disse sollecitandoci. Mai intuito si rivelò più esatto. Su quel risultato non avrei scommesso venti lire contro Paperino, nemmeno se fossi stato Gastone.

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