di Don Backy
Conclusioni sulla fortuna o meno di un testo e della sua importanza in un brano
Questa è la puntata conclusiva dell’interessante (spero) dibattito tra me e un giovane lettore riguardo alla maggior validità del testo, rispetto alla musica, nel determinare il successo di una canzone. Ovvio che queste espresse, non sono che teorie, le quali potrebbero essere confutate (sia le mie che le sue) da altre mille ipotesi (per questo si chiamano ‘ipotesi’). Mi auguro che abbiate preso il tutto solo come divertente divagazione. Personalmente credo che non esista un connubio, che veda un testo straordinario vestire una brutta melodia, ma – ovviamente – posso sbagliarmi (si può affermare – più o meno a ragion veduta – il caso contrario, come da esempio portatomi la scorsa settimana con la canzone di Vasco Rossi, Una canzone per te). Qui però non mi sento di fare titoli per non irritare i miei colleghi, ma basterà scorrere un pò di canzoni (di tutti i tempi) nella memoria e sicuramente riusciremo a trovare qualcosa di comprovante l’esistenza di canzoni con un bel testo e una melodia mediocre (diventata comunque un successo), nobilitata dalla bontà del concetto (come vedremo dappresso). Come al solito il primo a ‘parlare’ è il giovanotto e io rispondo usando lo stesso numero:
8°) Viceversa dei (secondo me) bravi parolieri-cantautori come De Gregori, Ruggeri o Fossati, accanto ad autentici capolavori hanno scritto anche delle brutte musiche che i pur grandiosi testi che le accompagnano non sono riusciti a riscattare. Ringraziandola per l’attenzione, la saluto facendole i miei più sinceri auguri.
8°) Ed è l’ennesima dimostrazione che il testo, comunque si fa notare sempre, in qualsiasi caso. Le brutte musiche di lor signori (a tuo dire), non ce l’hanno fatta a vestire concetti importanti, perché questi erano – evidentemente – così preponderanti e imponenti, che i vestitini che gli hanno confezionato, non li hanno esaltati a dovere. Io comunque non ho mai sostenuto che un bel testo fa risaltare una brutta melodia, ho semplicemente detto che tra le due belle cose, il testo è quello che riesce a dare corpo, anima e quindi, vita. Per questo, gli va il maggior merito. Ora – contravvenendo un po’ a un mio principio – voglio tirare in ballo un grande riconosciuto e una sua canzone. Parlo di Acqua azzurra acqua chiara di Battisti-Mogol. Ebbene, se canticchierai quella melodia senza parole, la scoprirai certamente una buona melodia, ma niente di più. Non nego che avrebbe sicuramente portato lo stesso (per come parli tu) un’immensa soddisfazione per le orecchie, ma al cuore sarebbe arrivato poco o nulla. Prova ora a metterci sopra le parole e poi dimmi se – anche in questo ennesimo caso – il tutto non prende vita e s’illumina per il merito soprattutto di quelle. Resta che entrambi possiamo restare delle nostre opinioni, applicando l’antico proverbio: “Non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace” . Ti ringrazio per gli auguri e ti invito a scoprirmi di più, magari con questo mio ultimo Cd Signori si nasce e io lo nacqui. Forse ti convincerai che non è questione di età per poter scrivere bene sia i testi (con concetti attuali) che le melodie. Provare per credere.
RadiocorriereTV n° 33 19/08/03