di Don Backy
Secondo capitolo di riflessioni innescate da Signori si nasce
Dalla scorsa puntata, ho iniziato a raccontare la storia che mi ha portato a produrre il mio nuovo Cd dal titolo Signori sì nasce e io lo nacqui, preso in prestito da uno dei film più divertenti di Totò, al quale – all’interno – ho dedicato anche un brano. Ho narrato quindi un antefatto – importante ai fini di ciò che dirò adesso – che vede coinvolto mio figlio Emiliano, diplomatosi grafico, specializzatosi in fumettistica, il quale – a un passo dalla realizzazione ex novo della mia Commedia musicale a fumetti Sognando, commissionatagli dal direttore di un importante settimanale per ragazzi – aveva deciso che quella non era la sua strada e aveva rinunciato. Ora vi farò una rivelazione, che sicuramente non sposterà il lento roteare della Terra, nemmeno di un infinitesimo, ma – tant’è – ho piacere a raccontarvelo. Dovete sapere che l’ultimo Cd da me realizzato (Sulla strada), risale esattamente a dieci anni fa (1992). Non riuscii nemmeno a distribuirlo (tanto è vero che un paio di quelle canzoni, le ho ristrutturate e inserite in questo nuovo). Così – purtroppo – era andata anche per i cinque (bellissimi) precedenti lavori, malamente – o per niente – distribuiti, sempre a causa di una carenza di promozione, vero motore per il traino del prodotto. Non vedendo altri sbocchi – un po’ depresso – mi ero guardato allo specchio e mi ero detto che potevo comunque trarre un bilancio positivo della mia storia artistico/discografica. Cosciente anche che la scarsità di risultati, non era dipesa dalla bontà delle mie canzoni. In considerazione anche del fatto che i miei concerti – carichi di consensi di pubblico e critica e sempre in numero considerevole – mi davano ancora la possibilità di un contatto costante e di soddisfazione, decisi di smetterla se non altro di realizzare Cd, i quali – oltre a costarmi – servivano soltanto ad acuire il senso di frustrazione per non poterli vedere poi confrontati nei negozi con quelli di altri artisti, al cui paragone, non mi sentivo – e non sentivo i lavori – inferiori. Per un periodo, smisi anche di scrivere canzoni, ritenendole – a quel punto – un esercizio inutile. Purtroppo però, alla creatività non si può dare una scadenza. È come se Modigliani si fosse imposto di non dipingere più, basandosi solo sulla scarsa richiesta dei suoi capolavori, da parte di un pubblico che si fidava più del giudizio di mercanti interessati o ignoranti, che dei propri gusti. Modigliani continuò a dipingere – certo delle sue grandi qualità – incurante di tutto e di tutti. Nei dieci anni che mi separano quindi dall’ultimo mio lavoro – nonostante la decisione definitiva di non realizzare più Cd – ho giocoforza continuato a scrivere canzoni, perché queste mi arrivano in maniera naturale e spontanea, senza dover essere costretto a cercarle dentro chitarre o pianoforti. Del resto, le canzoni vagano in questa armonia universale e, quando passano nei paraggi di chi fa il mio mestiere e che – come me – è dotato di antennine sensibili a quelle vibrazioni, ecco che la canzone comincia a scorrere sul foglio come acqua fresca da un rubinetto, lasciandosi cullare solo da qualche accordo naturale. Nella prossima, la rivelazione di tutto, con i relativi perché…
RadiocorriereTV n° 19 13/05/03