Ancora fratelli

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Epilogo della trilogia sul nostro inno, fra diatribe e versi da ripensare

Sempre andando a ruota libera sull’Inno così detto ‘di Mameli‘ (Il quale ha scritto in realtà il testo, su musica di Michele Novaro), voglio concludere questa ‘triade’, riprendendo l’assunto della prima puntata: ” Voi credete che i c…i siano due? Bé, vi sbagliate di grosso. Sono molti di più. E ve lo dimostrerò”: ho già detto del furbesco tentativo di Elisa, di rendere rock (non se ne può più!) il nostro Inno Nazionale: ora voglio intrufolarmi anche nella diatriba che vede coinvolti i giocatori della Nazionale di calcio, i quali vengono pregati di cantare questo benedetto inno, senza che nessuno riesca a convincerli a muovere almeno le labbra sulle loro facce ebetizzate. Considerato che ormai questa è un’epoca in cui tutto ha un prezzo e che uno sponsor non lo si nega a nessuno (nemmeno a Fratelli d’Italia, quindi) avete mai pensato – suggerisco – di fare un’offerta in pecunia ai nostri baldi pedatori? Vuoi vedere che le bocche comincerebbero a muoversi? Non lo so. E’ un’idea e la butto lì, ( a proposito, complimenti per le entusiasmanti prestazioni ai mondiali). Un’ultima considerazione voglio dedicarla ad alcuni ‘artisti’, che hanno partecipato al 1° Maggio scorso. Non guardo mai la parata perché non sono interessato a quel genere di artisti e maggiormente alla musica che esprimono. Oltretutto sono convinto che ‘la festa dei lavoratori’ si sia snaturata, diventando un susseguirsi di non meglio acclarati personaggi, i quali sperano di ottenere un pò di visibilità. Ho rivisto in seguito immagini che mi hanno dato veramente fastidio. Alcuni ‘intelliggentoni’, hanno pensato di redarre un testo volgare, sulle note del nostro Inno e di farlo cantare ad alcuni ‘artisti’, che prendevano parte alla manifestazione. Al di là del cattivo gusto( dato che anche qualche ‘cantante’ del gentil sesso si è prestata alla sconcezza con ‘nonchalance’) e della mancanza di rispetto verso chi invece ama questo inno (fregandosene anche della preferenza del Capo dello Stato), questi osannati stakanovisti del presenzialismo, pervasi da un distorto senso di libertà democratica – in cui si crede di poter fare i propri comodi senza tener presente i sentimenti altrui – hanno sbeffeggiato l’inno con lazzi e frizzi nell’intento di dimostrare il loro anticonformismo. A parte il fatto che in mezzo a una banda di scurrili cialtroni raffazzonati, un tipo ben educato e con la cravatta sarà sempre il vero anticonformista, mi chiedo se lor signorini non abbiano pensato magari di chiedere mentalmente scusa a tutti quei ragazzi – italiani come loro – che bruciarono i loro vent’anni sulle montagne del Trentino – avanzando verso il nemico e cantando quell’inno – affinché in seguito i loro baldi pronipoti potessero prendere parte ‘democraticamente’ alla festa del 1° Maggio. Costoro – invece di sentirsi ‘miracolati’ e di ringraziare qualsiasi tipo di divinità, per aver loro evitato la vanga o la pulizia delle scale – si concedono il lusso di svillaneggiare i telespettatori che non la pensano come loro, senza riflettere. Ma per riflettere bisognerebbe avere per prima cosa il cervello. Adesso che sapete questo, vi chiedo: quanti sono i c….i, due o molti di più?

RadiocorriereTV n° 31 04/08/02