di Don Backy
Proseguo con l’idea di un festival della canzone italiana e i suoi regolamenti
Due settimane or sono ho iniziato l’elaborazione di un ipotetico regolamento per un altrettanto ipotetico festival della canzone. Dunque: Sanremo – essendo per definizione il festival della canzone e non dei cantanti – non dovrebbe prevedere sezioni come Nuove proposte o Voci Nuove o altre forme del genere, separate dai big durante la gara e a questi unificati solo nell’ultima serata. Se deve essere Festival della Canzone Italiana, poco importa chi sarà a cantare la canzone e comunque sarebbe sempre un rischio che – artisticamente – si assume la casa discografica (che investe denaro). L’esempio di quanto sia inutile e anacronistica questa differenziazione, è dato da artisti come Bobby Solo, Gigliola Cinquetti, Nada, Marisa Sannia, Gianni Nazzaro e altri, i quali presero parte da debuttanti a festival carichi di nomi importanti, ma che – seguiti e inseriti – riuscirono ad affermarsi, grazie soprattutto alla scelta delle canzoni più adatte alle loro caratteristiche, operata dopo aver selezionato le varie offerte degli autori ( come richiederebbe un vero mercato), dai loro discografici, oltre a una indubbia personalità. Si otterrebbe il vivificante vantaggio di eliminare la gara tra ‘voci nuove’ (che suscita scarso interesse ed è – per lo più – disattesa dal grande pubblico, che attende il festival ‘vero’. Ne è testimonianza l’assoluto oblio in cui cade la maggio parte di loro, che scompaiono nei meandri di un sottobosco metifico, in mano a individui senza scrupoli, fomentatori di corruzione e mercimoni, mentre tre/quattro di loro ben selezionati, sarebbero maggiormente notati tra i big e quindi con più chances). Si potrebbe ipotizzare – anche – a un festival suddiviso in fasce: questo darebbe più dignità ad artisti oggi considerati solo tappabuchi, che vengono penalizzati da scelte interessate, pur avendo ancora un grande seguito di amore, simpatia e popolarità, dimostrato – nonostante la scarsissima promozione mass-mediale – dalle centinaia di serate che essi svolgono in tutta la penisola – con esiti sempre lusinghieri – a differenza invece di voci nuove, le quali – nonostante l’apparizione al festival – costano lacrime (in termini d’incassi) e delusioni (in termini artistici) a organizzatori e gestori di spettacoli e locali. Per esempio: scevri da ogni moda o genere, alla prima serata potrebbero partecipare i cantanti degli anni ’50, ancora in attività. Nella seconda, i cantanti degli anni ’60 e ’70 e nella terza, quelli dagli ’80 a oggi, presentati dalle rispettive etichette discografiche. Utopia? Si sa, io sono un sognatore e mi sta bene così. Nella prossima puntata, vi rivelerò l’altro meccanismo. Quello delle votazioni per il passaggio di turno.
Radiocorriere TV n° 13 02/04/02