Animali e..

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Terzo capitolo di riflessioni su vite vissute sulla strada da cani e gatti

Sto raccontando da un paio di settimane, della mia passione per gli animali in generale e – in seguito ad un fortuito incontro avvenuto a Istanbul con una micetta, che con mia moglie provvedemmo a portarci in Italia – con i gatti in particolare. La lunga premessa è servita per introdurre il tema degli animali abbandonati specialmente nel periodo estivo e di tutti quegli enti – pubblici e privati – che si professano (salvo ognuno), difensori dei loro diritti. Entro quindi nel merito: Io vivo a Roma, in un casale situato nel parco di Vejo e – purtroppo – molti sono coloro che abbandonano i loro animali in prossimità del cancello. Le povere bestie, dopo aver girato un po’ per i viali alla disperata ricerca dei loro i padroni, si ritrovano sull’ampio prato che si apre davanti a casa mia e lì si imbrancano, riuscendo – evidentemente – a riempire il vuoto della loro solitudine con la compagnia reciproca. Mia moglie, ha cominciato allora – in collaborazione con la nostra vicina – a prendersene cura, facendo sterilizzare le femmine e destinando loro il classico pasto giornaliero fatto di carne e pasta per cani, avanzi della tavola e pane raffermo messo a bagnomaria la sera precedente. La notte, gli animali entrano nel giardino recintato della nostra vicina. Ora, fin quando i cani sono stati quattro (un quinto è morto per cause naturali e un sesto è stato investito), l’impegno alla loro cura è stato sopportabile. Questa estate scorsa – però – si sono aggiunti altri quattro animali. A questo punto, l’impegno si è fatto più gravoso, anche in considerazione del fatto che sia noi, che la nostra vicina, ci saremmo dovuti allontanare per le ferie. Hanno risolto il rebus, decidendo di prenderle alternativamente. E capitato quindi, che mentre era fuori mia moglie, i cani siano diventati otto (fissi, perché a un certo punto avevano raggiunto il numero di quattordici). La vicina le ha dunque telefonato. Comprendendo la difficoltà di sostenere quel ritmo, mia moglie si è decisa a telefonare a tutti i numeri possibili e immaginabili, che risultavano appartenere alle varie organizzazioni, comunali, private e quant’altro, le quali si dichiaravano investite del problema della tutela degli animali. Con me presente ha iniziato il giro di telefonate. Chiedeva che i nuovi animali venissero presi in consegna da una struttura. Da quel momento, il palleggio di sgravio di competenze tra i vari uffici – che di volta in volta le ‘consigliavano’ di rivolgersi ad altro ente per specificità settoriale – è stato vergognoso. Il nervosismo – e con esso l’alterazione per una così smaccata fuga dalle responsabilità da parte di questi uffici deputati – è cresciuto in maniera esponenziale, perché, a qualsiasi richiesta di aiuto, che – badate bene – era solo in ordine ai nuovi quattro cani aggiuntisi ai preesistenti (di cui si dichiarava disposta a continuare ad occuparsene), si sentiva rispondere che loro avrebbero potuto mandare solo dei veterinari per sterilizzarli, perché i canili comunali erano pieni e che ci arrangiassimo per il resto. 

RadiocorriereTV n° 5 03/02/04