Note d’autore

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Ultimo appuntamento con le riflessioni su un ideale festival della canzone italiana

Ecco il seguito del mio viaggio utopico, in un festival che vedesse la partecipazione di tutti i professionisti di qualsiasi età o genere, senza voler soddisfare sempre e soltanto i gradimenti della sola fascia giovanile (che poi risulta essere il pubblico meno presente e interessato al festival). A votare le canzoni per farle passare al turno successivo, sarebbero non più le giurie situate in qualsivoglia postazione ( che , comunque, sono incontrollabili e lasciano sempre strascichi polemici, o i giornalisti (siano essi più o meno esperti), ma gli stessi cantanti, muniti ciascuno di una scheda nominale – con i punteggi da uno a dieci – nella quale mancasse il proprio nome. Si otterrebbe, in questo modo, una votazione fatta da esperti, e senza possibilità di brogli. I brani partecipanti – abbiamo detto – potrebbero essere trenta (dieci per sera, con cinque eliminate seralmente), così da snellire iter e modi. Toglierei fronzoli intermedi (lanciare un libro, un film, o qualsiasi altro prodotto, nani e ballerine), che la maggior parte delle volte annoiano e servono solo ad allungare i tempi televisivi, costringendo un numero vastissimo di persone – interessate esclusivamente all’evento denominato festival della Canzone Italiana – a dover rinunciare per lo sfinimento di ( mediamente) quattro ore di trasmissione (assegnate soprattutto per soddisfare i numerosi sponsor) e l’ora tarda. Apprezzerei ben collocati, selezionati e non invadenti siparietti comici, offerti da professionisti di acclarata fama, oltre a precisi e puntuali stacchi pubblicitari. Forse è paradossale pensarlo (davvero lo è?) ma – se non fosse tutto ormai, purtroppo, ridotto a contenitore, prono alla legge di mercato, al guadagno a tutti i costi, all’audience (e quindi un naturale richiamo per più sponsor) – ben venissero gli artisti stranieri ospiti, che fossero di grande fama, appartenenti alla generazione degli artisti in scena quella sera. Esempio: prima serata con Betty Curtis, Nilla Pizzi, Gino Latilla, Teddy Reno ecc. (si presume un pubblico di spettatori conforme), pertanto l’ospite potrebbe essere Ray Charles, Aznavour, ecc., che concedesse una canzone del suo antico repertorio, più l’eventuale novità. Nella seconda serata con Nicola Di Bari, Little Tony, Gigliola Cinquetti ecc., L’ospite potrebbe essere Paul Anka, Rolling Stones ecc. Dagli anni Ottanta in su, la scelta potrebbe cadere sui nomi consueti, Sting, Madonna, ecc. In questo modo si otterrebbe una uniformità di gradimento da parte di un pubblico – che paga il canone regolarmente e ha diritto di cittadinanza in questa repubblica, come lo hanno i giovani – e che sarebbe così accontentato e allietato per quelli che sono i suoi rispettabilissimi antichi gusti. Non credo proprio che questo porterebbe a un calo di interesse o di audience. Un meccanismo elaborato – prendendo spunto da questa riflessione – farebbe riguadagnare al festival quell’alone mitico e di conseguenza – oltre a un ampliamento del mercato – anche una salutare ventata di credibilità e democrazia.

RadiocorriereTV n° 14 09/04/02