di Don Backy
Conclusioni su Pirandello e sulla teoria che confronta persona e personaggio
Credevo di concludere la scorsa settimana e invece mi sono accorto che il concetto espresso da Pirandello – al riguardo di una persona famosa – che dice: ” Un uomo celebre non può più vivere la vita come gli pare e piace, ma bisogna che la viva secondo il concetto che gli altri si sono fatti di lui e su cui riposa la sua fama”, mancava di qualche precisazione, visto che ho tentato di riconoscerci il mio modo di pensare. Infatti, mi sono mosso da questo concetto, per potervi parlare anche un pò di me – che in qualche modo vengo considerato un incorreggibile polemico – proprio per cercare di farvi ben capire quanto questo mio modo di essere, si adatti – appunto – al concetto pirandelliano. Voglio ricordare che lo spunto per parlare di questa mia presa di posizione, l’ho ricavato da due e-mail – tra le tante – speditemi da una ragazza e da un ragazzo. Alla prima non piaceva che io affiancassi il mio vero nome (Aldo Caponi) a quello d’arte (Don Backy). Il secondo invece mi diceva di aver scritto una e-mail anche a un grosso personaggio (un mio ex amico), senza ricevere alcuna risposta e invece – sorpresa – io gli ho risposto e non se l’aspettava. Vado quindi a spiegare – ai miei due interlocutori – come la penso io in proposito. Or dunque, cominciamo dalla ragazza, la quale mi diceva – appunto – di aver notato sul mio sito internet www.donbacky.it , che ci sono pagine in cui vengo presentato come “Aldo Caponi – alias – Don Backy” . La fanciulla – garbatamente – mi faceva notare che forse era meglio togliere il mio vero nome anagrafico, per lasciare quello artistico, più conosciuto e apprezzato. Adesso vi spiegherò perché non sono d’accordo. Ovviamente è una spiegazione che calza soltanto sulla mia persona. Dunque: dal punto di vista di Pirandello (non dal mio certamente)’ la ragazza ha ragione. Si è costruita un Don Backy come mi immagina lei, quindi come vorrebbe che io fossi. E allora, quel signor Aldo Caponi chi diavolo è? So che in questa società dell’immagine, bisogna caricarsi di strutture, orpelli e atteggiamenti, la maggior parte delle volte finti – spesso insopportabili agli stesi che li adottano – pur di riuscire a colpire l’immaginario collettivo, in modo che tutto ciò, porti a quel famoso ritorno d’immagine, che – tradotto in soldoni – significa contratti, serate, sponsor, inviti, ecc. Quindi ribadisco il concetto (che disdegno): più fumo getti negli occhi e più personaggio (non persona) sarai. In questo modo però si falsa se stessi, anche se – spesse volte – si raggiunge lo scopo. E adesso rispondo al ragazzo: nella prima puntata ho accennato allo specchietto per allodole, in riferimento a certi comportamenti. Questi artisti – infatti – sembreranno simpatici sullo schermo, ma torneranno antipatici (cioè se stessi) nel privato. Per questo si negheranno alle risposte e-mail o a concedere autografi. Il personaggio falso ha finito per divorare la persona vera. Personalmente mi auguro per loro che riescano a convivere – finché dura- con quell’altro che hanno creato. Non è sempre facile. Specie quando l’età avanza.
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