di Don Backy
I punti di vista di un professore di Cagliari su Fratelli d’Italia
Con questa puntata si conclude lo stimolante botta e risposta – sul tema dell’inno nazionale Fratelli d’Italia iniziato in seguito alla pubblicazione dei miei articoli sul tema. Un cortese e cordiale professore, libero docente – tra l’altro – nell’università di Cagliari, ha voluto intrattenermi offrendomi i suoi punti di vista. Questo è il mio modo per tirare le somme di questo gradito scambio di idee: << Gentile professore, certo che può ritenermi suo amico. Da più di quaranta anni ormai, sono entrato nelle case degli italiani attraverso la mia immagine e le mie canzoni e quindi mi sento di appartenere ‘di fatto’ a quelle migliaia di famiglie. Certo che non intendo sfidarla a duello, tanto meno disattendere le sue spiegazioni riguardo alla mia cattiva interpretazione della sua prima lettera. Posso assicurarle che non conoscendo io la storia riguardante l’inno del Piave, i diritti editoriali o quant’altro, era facile interpretare – tra le righe – quel pò di malizia che mi aveva fatto dispiacere. Se c’è una cosa che ho aborrito in maniera viscerale è quella di constatare quanto si possa essere cani nell’inventare metodi per fregare il prossimo. Io ne so qualcosa – mi creda – avendo subito ignobili raggiri in questo senso, raggiri ricevuti da sedicenti ‘amici’, che oltre ad avermi sottratto denari e creatività, mi hanno fatto il più grave danno di togliermi la fiducia nel prossimo. Mi comprenda quindi quanto io abbia voluto e tenuto a precisare la mia posizione. Nemmeno io rivernicerei un’auto d’epoca (possiedo una copia gialla e nera di Alfa-Zagato ’66, modello 1930/Nuvolari campione), quindi si figuri se mai la farei riverniciare, ma – una lucidatina ogni tanto – credo proprio che se la meriti, anche per sentirsi essa stessa più giovane. Il verbo da me usato (riverniciare) è forse stato scelto con un pò di fretta. Intendevo dire che – dal momento che l’inno non è ancora stato ufficializzato come ‘nazionale’ – si potrebbe approfittare per renderlo meno ‘tarazumpa’ (soltanto per rendere l’idea) e offrirgli quindi – oltre alla dignità – anche quella di una veste più qualitativa, che comunque non si distaccasse troppo dall’originale. Una piccola operazione di ‘rinfresco’, condotta da un professionista sensibile. Tutto qua (Muti, Abbado?). Non riesco a credere che lei non abbia mai ascoltato gli inni russo e tedesco. Musica e arrangiamenti li trovo bellissimi. Altrettanto quello americano o inglese. Trasmettono un che di solenne che il nostro non ha. Non è un’offesa che intendo arrecare all’Inno Italiano, che – le garantisco – amo profondamente, tanto che (forse) mi dispiacerebbe un pò venisse anche leggermente cambiato. Eppure sarei disposto al ‘sacrificio’, se il risultato fosse quello di rendergli quella ‘marzialità imponente’, che parlasse di una nazione che intende far emergere quei valori di laboriosità, creatività, altruismo, tenacia, tipici del nostro popolo. Adesso che ci siamo chiariti, avremo l’opportunità di ricordare quanto – in Italia – ci sia di più definitivo e stabile, di qualcosa ritenuto momentaneo. Lunga vita quindi al nostro inno. Con altrettanta stima e cordialità, il suo amico, Don Backy >>
RadiocorriereTV n° 52 31/12/02