di Don Backy
Risposta circostanziata di un lettore sui dibattuti “Fratelli d’Italia”
Avrete seguito il botta e risposta tra me e l’esimio medico chirurgo milanese, di cui – per privatezza – tralascio di farne il nome, riguardo all’inno nazionale italiano. Alla mia lettera – forse un pò risentita – in risposta alla prima missiva del professore, il cortese clinico ha voluto onorarmi di una nuova e più precisa puntualizzazione. Gliene sono grato. Ecco quanto mi dice: << Caro amico, mi permetta di chiamarla così: i miei genitori mi insegnarono che chi, per mezzo della propria arte, della propria cultura, dell’ingegno, della scienza, del sapere mi trasmette cognizioni o sensazioni che arricchiscono il mio corredo intellettuale o emotivo, o che mi danno momenti di gioia, o che comunque allargano i miei orizzonti, sono – anche se non lo sanno- amici ai quali sono debitore. E pari, per mia fortuna, era l’intendimento di mia moglie, che purtroppo non è più. Dunque, caro amico, devo rispondere alla sua del 13/8 per chiederle di scusarmi; se dal mio scritto lei ha tratto motivo per ritenere che fosse polemico o di censura nei suoi confronti, ciò significa che non ho saputo esprimere in modo corretto il mio pensiero: mi dispiace e me ne rammarico. Critica o censura? Niente di tutto questo. Lei ha espresso una opinione, io intendevo solo dire: ritengo che sia migliore un’altra soluzione; tutto qui senza ombra di polemica. Certo rivernicerei la mia auto, che è un’auto qualsiasi. Ma non rivernicerei un’auto che abbia un valore simbolico o emotivo: non rivernicerei di giallo o di verde, per esempio, l’auto con cui Nino Farina nel 1950 vinse il titolo mondiale: o la uso com’è nei modi e nei momenti appropriati, o la tengo in un museo. Così penso per l’Inno di Mameli, che certo ha valore simbolico e emotivo che troppi oggi ignorano o disconoscono, al di là dei suoi meriti -o demeriti – artistici o estetici. Non parlo di lei, sia chiaro. Per quel che riguarda i diritti d’autore, la prego, non mi faccia dire quel che non ho detto né intendevo dire. Leggere che lei mi ha creduto capace di sottintesi offensivi mi ha fatto cadere dalle nuvole e mi ha turbato; sono una persona seria, leale e civile e mai mi permetterei un pensiero meno che riguardoso verso di lei o di altri. Mi riferivo al fatto (forse lei non lo ricorda perché è assai più giovane di me) che quando nel 1945 o ’46 si trattò di scegliere l’inno nazionale che sostituiva la marcia reale, ci fu una corrente, assai bellicosa, che proponeva la Canzone del Piave: si era quasi in dirittura d’arrivo quando venne segnalato che era ancora sotto diritti d’autore, e fu chiara la questione. Come lei sa certo anche meglio di me: poeti e musicisti vogliono rinunciare? Benissimo, ma il procedimento può darsi che sia complesso: c’è anche l’editore, che ha delle spese; il dispositivo ha carattere internazionale; insomma, volevo solo segnalare il problema. Non conosco gli inni russo o tedesco; quello inglese è antichissimo e non crea problemi; ugualmente quello americano che è tanto antico che, come noto, Puccini ne utilizzò il tema nella Madama Butterfly quasi cento anni fa. Mi sono spiegato? Restiamo amici ? Lo spero. Grazie, con la massima stima e cordialità>>.
RadiocorriereTV n° 51 24/12/02