Ragazzi di oggi

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Riflessione sui giovani, una categoria che cambia sempre sotto i nostri occhi

Come ho avuto modo di dire intrattenendomi con persone della mia generazione o giù di lì, molte volte si finisce nel discorso sui giovani, sulla differenza che c’è tra loro e noi ragazzi di allora ed ecco i paragoni – tutti a favore del nostro modo di essere stati giovani – di come vivevamo le emozioni, delle canzoni che amavamo e che facevano sognare, dei sani principi che ci permeavano e quant’altro. A una prima analisi il discorso filerebbe anche. Tra l’altro, ogni volta questi si somigliano – a qualsiasi latitudine senta farli – vuoi che siano elaborati a Palermo, vuoi che siano esternati in dialetto veneto o ligure. Concordo abbastanza con tutte le motivazioni addotte, ma non manco di inserire nelle nostre considerazioni, un distinguo fondamentale. Per ragioni di spazio cercherò di sintetizzare al massimo i miei concetti in merito, dichiarando fin d’ora che solitamente – parlandone a voce – riesco a essere più esplicativo e forse più convincente. Ma vi siete mai soffermati – con un pò d’attenzione – a domandarvi come sono fatti i giovani d’oggi? Non che io sappia rispondere a questo quesito. Se sapessi farlo, vincerei sicuramente un Nobel. Un paio di cose però le posso dire considerato che da oltre 40 anni ( se prendo in esame anche quando facevo questo mestiere solo da dilettante), frequento i ragazzi (a parte mio figlio) e quindi qualcosina in proposito posso dirla. Ritengo che noi ragazzi di allora, commettiamo un errore fondamentale quando parliamo di giovani. Solitamente – un pò tutti – tendiamo a racchiudere in questo sostantivo, i ragazzi contenuti (grossomodo) nell’età che va dai 14/15, fino ai 25/30, senza fare distinzioni tra essi. In questo modo li riduciamo a un’informe torta, con identità unica – pur se formata da una variegata quantità di gusti – ma quasi sempre negativa ( sono vuoti, diversi da noi di allora, non hanno spina dorsale). Difficilmente si pensa che essi hanno qualità varie, intelligenza pronta a capire le cose belle e chi le fa, indipendentemente dall’età che ha ( e qui mi riferisco alle canzoni). Non c’è nascosta in questa nostra sbrigativa aggettivazione “i giovani”, un pò di superficialità? Non c’è nella nostra scarsa considerazione un inconscio moto di gelosia verso la loro verde età, tanto da desiderare di far loro rivivere i nostri (e non loro) momenti straordinari, che pure ci sono? Non è che forse vorremmo osservarli la sera d’estate andarsene alla rotonda sul mare in jeans (scoloriti con la carta vetrata) e scarpette Superga bianche, ad ascoltare il 45 giri Only you, dopo averlo infilato nel mangiadischi grigio e arancione? Facciamo invece vivere loro la gioventù come meglio gli aggrada, e impariamo una cosa: dividere le migliaia di gusti diversi di quella torta, in tante fette ben definite. Alla prossima.

RadiocorriereTV n° 15 10/4/01