di Don Backy
Gli ultimi particolari di Casa Bianca, alla fine di una vicenda durata trent’anni
Nelle due puntate precedenti, ho cercato di riassumere la squallida storia riguardante la MIA canzone Casa Bianca (spiegata più articolatamente sul mio sito www.donbacky.it e nel mio libro C’era una volta il Clan), che mi è stata sottratta – con una sentenza di tribunale – dopo 30 anni. L’ho fatto attraverso questa lettera aperta – inviata tramite il Radiocorriere – alla moglie di colui al quale la canzone è stata assegnata: l’esimio Eligio La Valle. Vado per le conclusioni affermando che con questo mio ‘J’accuse’, non intendo certo scagliare la prima pietra (dal momento che nessuno è immune da peccati in questo campo, tanto meno io) – però è il coraggio di saper riconoscere i propri errori, che fa la differenza tra le persone e in questo senso – laddove ho capito di aver sbagliato, ho fatto – e farò – di tutto per cercare di porvi rimedio. Almeno questo. Mi è stata quindi sottratta una canzone (Casa Bianca: assolutamente MIA), ma la dignità di persona nessun tribunale potrà togliermela ed è per questo che voglio ancora affermarla pubblicamente. Pur avendo già fatto di fronte al giudice, sig. Guido Vannicelli (giudice non demandato a giudicare la causa, ma solo – come ho già scritto – a cercare una via transattiva tra le parti), ed alla presenza del suo esimio consorte Eligio. e dell’altro esimio maestro Detto Mariano (nonchè dei loro avvocati), che – su mia sollecitazione – si rifiutarono di farlo ( come avrebbero potuto del resto) – posso giurare su Dio, e sulla testa di mio figlio, che la canzone CASA BIANCA E’ STATA SCRITTA DA ME, PAROLE E MUSICA, che nessun’altra mi appartiene come questa, e che non una sola nota io ho orecchiato da chicchessia per il concepimento della medesima, tanto meno dal suo esimio consorte di cui – a quel tempo – nemmeno sapevo l’esistenza. Mi sono testimoni i miei morti – che quella casa abitarono – il sudore di mio padre bambino, che già a dieci anni lavorava in conceria dieci ore al giorno, per contribuire a che divenisse una loro proprietà. Chieda al suo esimio consorte di fare altrettanto, di mettere cioè una mano sulla testa dei suoi figli e di chiamarli a testimoni con un bel giuramento. Io sono pronto a farlo, sempre! Ecco perchè credo a coloro che hanno il coraggio di sottoporcisi. Non penso esistano individui civili – che ritengono di appartenere al genere umano – in grado di affrontare una prova simile, così a cuor leggero. In questa vicenda, sicuramente sono stato sconfitto, ma non certamente piegato. Purtroppo il malvezzo impera sovrano in questo nostro mondo fatto di lustrini e paillettes, che brillano solo esteriormente, sempre in omaggio a q uel dio denaro a cui ho accennato nelle puntate precedenti. Comunque non è finita qui. Non sono il tipo che supinamente accetta un sopruso e venderò ancora cara la mia pelle. Per intanto i diritti d’autore sono bloccati in Siae, fino a quando io – e soltanto io – non stabilirò in modo diverso. La verità non è – purtroppo – sempre quella scritta, ma è sempre quella scritta sulla coscienza di ognuno di noi. E adesso che sa – gentile signora – spero che riconsideri le cose sotto un’altra luce. Sinceramente. info@donbacky.it
RadiocorriereTV n° 52 18/12/01