di Don Backy
Quando la censura Rai serviva a garantire una bontà del prodotto
Nella puntata scorsa ho iniziato un discorso sulla censura Rai, una istituzione benemerita, che – secondo me – serviva allo scopo di salvaguardare la bontà del prodotto Canzoni e quindi la professionalità di chi confezionava quel prodotto. Oggi cercherò di farvi sapere, perché ne peroro la causa del ritorno. La censura – così come la intenderei attualmente io – dovrebbe essere una commissione, costituita da 5 persone: un Musicista, un Poeta, un Paroliere, un Professore di lettere, e un Tecnico del suono. I primi tre che controllassero la correttezza letteraria e la forma poetica (non i concetti quindi), in cui i testi fossero espressi, la capacità tecnica delle esecuzioni musicali (che non è opinabile), nonché la bontà della tecnologia usata. L’abolizione della censura Rai, credo risalga al ’68. Chissà, forse fu ottenuta dalla retorica di salvaguardare la libertà di espressione degli autori. Per quel che ricordo io questa libertà non mancava ad autori o cantautori ( a parte le limitazioni Vaticane sul tema Dio), che volessero scrivere di qualsiasi argomento. Che poi i politicamente impegnati fossero quasi tutti stranieri (da noi pubblicavano comunque regolarmente), chi usando un linguaggio diretto, chi invece usando l’arma divertente della satira (mi vengono in mente Leo Ferrè, Juca Chavez, Chico Buarque), è un altro discorso, considerato che i nostri cantautori erano felicemente intenti a trattare temi più adatti (e redditizi) a un pubblico ancora teso a godere del boom economico. A lume di ricordi -infatti – non mi pare che ci fossero particolari episodi di castrazioni censorie. Quindi – grazie a questo controllo attivo – avevano modo di emergere soltanto professionalità chiare e indiscusse. Grandi parolieri, da Luciano Beretta a Franco Migliacci, da Mogol a Pallavicini, a Testa , a Calabrese, i quali si immortalarono in canzoni perfette per concetti – per quanto semplici e popolareschi – per il rigore delle rime e l’assoluto rispetto della metrica, cardine fondamentale perché la canzone avesse le peculiarità necessarie per entrare in profondità tra il pubblico. Per non parlare poi dei compositori, da Carlo Alberto Rossi, a Panzeri, Soffici, Canfora, Ferrio e certo non ultimo Gornj Kramer. Evito infine indicare i cantautori. (Ve li ricordate? Modugno, Paoli, Bindi, Endrigo, Gaber…), rigorosi cultori di professionalità. Sono convinto infatti che – per un grande successo commerciale – non si può prescindere da queste caratteristiche, che erano ciò che la censura salvaguardava. Concluderò nel prossimo numero.
RadiocorriereTV n° 33 14/8/01