La forza del testo

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Ancora più delle note, è la partitura dei versi a determinare il successo di una canzone

Credo che il paroliere abbia il 70% dei meriti, nel successo di una canzone, rispetto al compositore di musica. Un esempio per tutti, ma che potrebbe essere seguito da altri di altrettanto rilievo, è secondo me il duo Battisti -Mogol. Le musiche di Lucio infatti – melodiche e accattivanti alcune, privilegianti la ritmica altre – avrebbero certamente avuto una vita propria, ma non credo altrettanto intensa e significativa senza quei testi. Se avesse sbagliato incontro con l’autore, o se per caso avesse trovato subito un autore come il signor Panetta – col quale ha collaborato in seguito – mi chiedo: “Avrebbero avuto lo stesso risultato le melodiche di Mi ritorni in mente o I giardini di Marzo?” Personalmente ne dubito, anche se manca la prova del contrario, ma tant’è… Per parte mia, ho apprezzato, in un secondo momento e soffermandomi finalmente a riflettere, il tentativo di Battisti di cercare di dilatare a suo piacimento – e per tutte le ragioni che abbia ritenuto valide – i concetti contenuti nei testi. Mi sono detto: ” Fa benissimo a farlo. Finalmente, liberato da diktat commerciali, si diverte a sperimentare, per cercare di trovare un altro sé solo per interesse e sperare, così, di rientrare in sintonia con il suo pubblico attraverso un’altra strada . Chissà! Un artista – quando è acclamato tale – ha il dovere di fare questo. Meglio forse ripetere se stessi a oltranza, rimasticandosi continuamente, riproponendo il solito dischetto ogni paio d’anni? Fatto da uno come Battisti, l’esperimento è credibile e interessante, anche se io penso che le canzoni non debbano sfuggire a precisi canoni (rima, metrica, ecc.), al di fuori dei quali è collocato il caos dell’improvvisazione, di chi ammucchia banalità nascondendosi dietro il dito del finto modernismo. Sono i testi infatti – più delle melodie – a determinare gusti, stili, mode e oggi poche canzoni contribuiscono al piacere totale dell’ascolto. Le melodie finiranno per risentire del tempo che passa, condizionate da fattori ritmici e armonici in continua evoluzione. Anche le parole subiranno in parte lo stesso destino, sottoposte all’evoluzione del linguaggio, ma i concetti – se il paroliere non è banale, se sono espressi con il desiderio di comunicare agli altri le osservazioni che si fanno sul mondo fuori e dentro di noi – i concetti dicevo, non invecchieranno mai. Come al solito, cercherò di convincervi di questa mia teoria attraverso alcuni esempi che vi proporrò nel prossimo numero.

RadiocorriereTV   n°  13   28/3/00