L’esercizio del sogno

A cura di Renata Mallia

di Don Backy

Quando i dischi sono un patrimonio e ascoltarli scatena la giostra dei ricordi

E allora? Che fare? Mi chiedevo alla conclusione del brano scorso, riguardo alla voglia di godere ancora delle emozioni vissute nel passato ed argomentate nelle precedenti puntate. Oggi vado a trarre alcune conclusioni secondo il mio pensiero in merito. Dunque: l’importante è che non la si faccia diventare una patologia e anche se, purtroppo, la dura realtà non consente spesso l’esercizio del sogno, ma – per quel che mi riguarda, e per tutto quel che ho detto le volte scorse , io consiglio – lasciate lì, in un angolino della memoria, un posticino dove poter ancora andare a giocare (magari ritagliandovi qualche momento della giornata per vedere un vecchio film o recarvi ad un concerto, dove un artista ci fa riascoltare vecchie canzoni , perché, credetemi, un vecchio film, una vecchia canzone o un caro amico col quale rimembrare, sono meglio dello psicologo). Infatti – se avessi potuto – avrei rintuzzato al mio amico Corto Maltese, ché non sono d’accordo con quella sua inaspettata (da sognatore qual’è) affermazione – esternata la tenente di vascello Slutter e riportata sulla prima puntata del tema (“Vivere nel passato come fa lei, è come portarsi dentro un cimitero”) – e gli avrei risposto: “Una persona senza ricordi è come un salvadanaio nel quale non è mai caduta nessuna monetina che vi facesse un pò di tintinnio allegro”. Evidentemente però – per questi individui – la soglia dove le emozioni del vissuto sono state incise, essendo profonda, sarà più difficile da rimuovere (se non impossibile), a differenza invece di quanto può fare che questa soglia sentimental-emozionale ce l’ha collocata più in superfice. Grazie a ciò, quindi, questi ultimi vivranno costantemente un presente più sicuramente più presente, perché saranno stati facilitati – grazie alla incisione superficiale dei loro ricordi – a rimuovere i medesimi, vissuti a loro tempo con minore intensità. Ovviamente con queste mie teorie non voglio stare a fare l’esaltazione di quanto sia bello vivere di ricordi. Anzi. Resta comunque un fatto, che purtroppo – per chi ha una natura simile – non c’è consiglio che possa aiutarlo a percorrere esclusivamente la concreta strada del presente. Paradossalmente però, egli continuerà a sentirsi giovane per quanto in profondità abbia collocato i ricordi che più ama. Praticamente, giocando con essi (e le canzoni sono il veicolo più diretto per arrivarci), si aiuterà a non invecchiare, almeno non fisicamente (che è l’aspetto materiale che ci accomuna tutti). E allora coraggio, godiamoci la nostra fanciullezza alla faccia di chi non sa più farlo e lo trova infantile.

RadiocorriereTV n° 18  30/4/00