di Don Backy
Quando i dischi sono un patrimonio e ascoltarli scatena la giostra dei ricordi
Riprendo da dove avevo lasciato la volta scorsa, cercando di spiegarvi il mio punto di vista in merito al benefico effetto che si prova riascoltando le canzoni che hanno accompagnato la nostra gioventù. Del resto, nella mia auto, oltre ai miei santificati brani di jazz, registrati da ragazzo (col Geloso G256), ho un’intera collezione di musicassette ( riversate rigorosamente dai nastri dello stesso registratore), con canzoni italiane fine anni ’50, che mi servono proprio a questo scopo. Infatti, attraverso loro – specie quando viaggio da solo – compio dei veri e propri tuffi nel passato. Mi scateno come un ragazzino insieme a Ghigo (il più moderno e pazzo cantante di rock and roll italiano), nella esecuzione della sua straordinaria Coccinella (così attualmente moderna ancora oggi, tanto che gliela farei reincidere). Basta però che ascolti Visino de Angelo del suadente Marino Barreto jr. Che, immediatamente, mi rivedo a cantarla con Franco, di notte (sul suo millecento detto drago), immersi nel fumo delle sigarette, di ritorno da uno dei suoi raid. Se poi passa Buscaglione con Non partir, eccomi lì seduto davanti al Bar Renata a Santa Croce, insieme agli altri bulli, a far finta di snobbare le Pupe, fino a quando non arriva il nostro concerto, del grande Umberto Bindi, e allora eccomi ancora lì, a cercare invece quell’occhiata complice, d’intesa.. E’ come se mi venissi a trovare, d’improvviso, in una bolla d’oro, simile a un’astronave interstellare, che, allontanandosi sempre di più, conduce con sé solo un popolo di sognatori, e sulla cui carena porta stampigliato un nome lieve e breve: “gioventù”. Io penso che il mio mestiere sia valso la pena di farlo, non fosse altro che per questo motivo. Emozionare le persone, dar loro gioia, allegria, felicità, malinconia e- perché no – tristezza, attraverso la mia creatività. Sapere che un pezzettino di me (anche se sotto forma di canzone) ha raggiunto milioni di persone, che forse non conoscerò mai, comunicandomi con loro, quasi fosse una piccola ostia laica…ebbene mi fa pensare di aver fatto la scelta giusta. Comunque, l’importante è vivere i fatti, Carpe Diem, afferrare l’attimo e attaccarlo a una di queste stampelle/canzoni. Solo così vivrà per sempre.. E allora? Mi spiegate perché dovrei rinunciare a tutto ciò? Per dire che sono al passo coi tempi? Ma va là!
Radiocorriere n° 21 23/5/00