di Don Backy
Lettera aperta a Isoradio, per una programmazione un pò meno esterofila
Cara Isoradio. Come mi capita spesso , grazie al mio mestiere, mi sono messo in marcia per raggiungere una località dove tengo un concerto. Mi sono sintonizzato sulla tua lunghezza per sentire le informazioni utili a far sì che il viaggio non presenti grosse sorprese. Ascolto – per forza di cose – anche le canzoni che vengono messe in onda, ma dopo un pò comincio ad avvertire che qualcosa non funziona. Qualche minuto e capisco cos’è. Decido di fare un resoconto, ed eccomi in albergo col mio portatile a “rendicontarti”. Su dieci brani ascoltati una media di sei/sette sono stati in lingua inglese, eseguiti da gruppi da gruppi nemmeno tra i più popolari o famosi , mentre il (tre/quattro) era di autori e cantanti italiani. Contentiamoci, mi sono detto. Diversi chilometri più tardi ho avvertito un nuovo fastidio. I cantanti italiani erano sempre gli stessi (come i consiglieri dei potenti): Baglioni, Dalla, Mina, Celentano, Battisti, e poi di nuovo anglofoni. Mai un Modugno, Bindi, Paoli, Don Backy (perché no?). Ho iniziato allora un sondaggio visivo dalla mia auto. Ho preso a guardare all’interno delle altre vetture. Rappresentanti, camionisti, professionisti in genere (tra i 35 e i 60 anni circa). Nemmeno un ragazzo. E mi sono detto: Ma è possibile che queste persone amino ascoltare questo tipo di musica? Perché dobbiamo mandare all’estero miliardi in diritti editoriali e d’autore? Considerando che si potrebbero favorire i nostri autori, alcuni dei quali vivono nell’indigenza o della carità altrui, dopo aver scritto canzoni che hanno rallegrato il cuore e lo spirito di generazioni. Secondo me si viaggerebbe anche più sereni e rilassati, senza disturbare troppo – per carità – magari una ogni cinque americane. Che ne dici cara Isoradio? Chi sono i programmatori di Isoradio, quelli che scelgono i dischi? Quanti ne hanno? Perché devono avere questo immenso potere? Conoscono l’umanità che gira sulle strade – specie al mattino – quando i ragazzi sono a scuola? Sono solo alcune delle centinaia di domande che potrei porre, se lo spazio non fosse tiranno. Mi auguro di poter ricevere una risposta dalla vostra redazione e in fiduciosa attesa, domattina, andrò a sorbirmi oltre gli ottimi aggiornamenti altri seicento chilometri di ritorno tra hip pop, reggae, rap, house, dance, tecno e qualche Celentano. Cordialmente…
RadiocorriereTV n° 5 30/1/2000