di Don Backy
Proseguo gli scambi epistolari a proposito dell’inno di Mameli
Gentili amici lettori, la settimana scorsa ho pubblicato la lettera di un esimio professore, primario emerito di un illustre e meritorio ospedale di Milano, il quale – in risposta ad alcuni miei articoli tendenti a stigmatizzare il comportamento di alcuni becerissimi ‘artisti’, che in occasione del Primo Maggio – fecero strame del nostro inno nazionale Fratelli d’Italia, cambiando le parole con termini tanto scurrili (maggiormente quando a cantarli erano artiste femmine), da provocare un sano moto di disgusto, credo non soltanto in me. In difesa di quell’inno che – essendo italiano – considero anche un pò mio patrimonio, scrissi i tre articoli, con l’intento di mettere in evidenza che, quando manca il rispetto per la propria appartenenza, significa che – al di là dei lustrini e delle paillettes e della faccia che si mostra in tv – il comportamento è soltanto di facciata, tendente a prendere per i fondelli il prossimo, finendo per non portar rispetto agli altri e a se stessi. Qui di seguito quindi, troverete la risposta da me inviata – in forma privata – al mio gentile interlocutore, attraverso la quale ho puntualizzato la mia posizione. << Gentile professore, il Radiocorriere mi ha trasmesso via fax la sua accorata lettera in difesa dell’Inno Nazionale. Non sono riuscito a decifrarne il tono nei miei confronti. Oltre ad avermi raccontato la genesi della canzone, per la quale – comunque – la ringrazio, non ho trovato elementi che giustificassero una sua così sconfortata presa di posizione. Cosa ho detto di tanto sconveniente rispetto a quanto da lei dettomi? Mi era parso che i miei tre articoli volessero proprio difendere il nostro inno dall’assalto di orde commerciali. Che forse lei non li ha letti tutti e tre? In quanto alla mia proposta di riarrangiare il brano, non mi pareva così offensiva nei confronti della ritmica del vecchio arrangiamento (da me chiamata – con affetto – ‘tarazumpa’). Senza voler arrivare a similitudini con ‘tacchi a spillo e minigonne’, si potrebbe pensare a quando si ‘rinfresca’ la propria abitazione, dove una buona mano di pittura, renderà il tutto più ‘giovane’. Lasciando inalterato il testo e la melodia (comunque da me difesi), pensavo che mani sapienti di arrangiatori acclarati, potessero ‘rinfrescare’ quella ‘abitazione comune’. Personalmente a me va bene anche così. Al riguardo poi della ‘strizzatina d’occhi’ alle ‘disposizioni sui diritti Siae‘, quasi a voler intendere un qualche mio interesse nascosto, le comunico che non mi offrirei mai, non ritenendomi davvero all’altezza del compito e che tanto meno Morricone, credo vorrebbe accampare alcunché se non – l’eventuale – merito. Tenga quindi per sé questi puerili sottintesi. Considerato che ‘l’Inno degli italiani’ non è ancora ufficialmente il nostro inno Nazionale(almeno così mi risulta), pensavo che una nuova veste orchestrale e l’imprinting dell’ufficialità, lo potessero finalmente varare come tale. Cordialmente. P.S. non so perché i francesi non si sognino di giudicare ‘la Marsigliese’,che lei ritiene altrettanto retorica e ‘tarazumpa’ del nostro e non mi interessa. Io comunque pensavo agli inni, russo, americano, inglese o anche tedesco.
RadiocorriereTV n° 50 17/12/02